Dopo sette giorni di esercitazioni i ragazzi agli ordini di Ancelotti non hanno svolto un solo allenamento specifico sulla fase difensiva. La notizia è passata sottotraccia, vuoi perché è stata sopraffatta dall’emozione della roboante novità, vuoi perché le faccende legate alla fase propositiva notoriamente affascinano di più.
Dalla tattica alla tecnica
Il luogo comune che vede calciatori di questo livello non aver bisogno di migliorarsi tecnicamente è stato sovvertito da Carletto. Evidentemente, così come per il mister di Reggiolo il portiere deve innanzitutto saper parare, i suoi compagni di squadra devono saper giocare a pallone. La tecnica, dunque, è al centro dei suoi principi. Passaggi e lanci fuori misura – insomma – non sono concepiti.
E’ la prima volta che vedo tanto tempo dedicato alla cura della miglioria tecnica, come a voler sostenere il principio secondo cui non ha senso sapersi muovere bene sul campo se non si è supportati dalla capacità di far circolare – e bene – il pallone.
Diawara e le porticine
Quando ho visto Carlo Ancelotti dedicarsi esclusivamente a Amadou Diawara ne ho avuto conferma. Protagonisti dell’esercitazione sono state due piccole porte sistemate sul terreno di gioco in posizioni diverse: una orizzontalmente a Diawara, l’altra più in profondità. Compito del guineano era, a seguito del tocco del mister, aprire il gioco o sul breve, facendo gol nella porta più vicina, o lanciare in profondità, centrando la porta più lontana.
L’ossessione della linea
Con Sarri le sedute di allenamento al pronti-via vedevano i difensori allenarsi in maniera davvero maniacale. I movimenti della linea a quattro erano ripetuti ed esposti a tutta una serie di situazioni di pericolo: a palla coperta/scoperta, da situazioni laterali e su palla inattiva.
Con Ancelotti, ad oggi, tutto ciò non si è visto. Filosofia? Circostanze? Forse entrambe.
I pezzi di un puzzle camaleontico
Una spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che il mister al momento non dispone dei terzini mancini e di una pedina fondamentale come Kalidu Koulibaly. Ma forse non è la sola spiegazione. La camaleontica filosofia ancelottiana che prevede, sovente, il contemporaneo innalzamento dei due terzini di fascia a supporto della manovra offensiva, svincolerebbe da un ossessivo, costante e ripetuto movimento di reparto.