Lazio – Napoli ci ha regalato il primo sorriso stagionale dopo questo “tribolato” precampionato costellato da eccessivo pessimismo e una incomprensibile mancanza di fiducia nei confronti di una squadra che é cambiata pochissimo rispetto a quella dell’anno scorso.
Sembra paradossale ma la potremmo definire una vittoria che dá morale. E siamo alla prima giornata. Eterna bellezza di una cittá unica nel suo genere.
“Ci siamo. Non dateci per morti perché noi ci siamo e vogliamo dire la nostra” questo il messaggio che gli uomini di Ancelotti hanno dato alla Serie A.
Dopo la sveglia presa da Immobile (dormita colossale della retroguardia partenopea), la squadra azzurra ha ingranato la marcia ed ha sciorinato calcio. Chiamatelo sarrismo, chiamatelo come vi pare, ma il dato incontrovertibile é che ha creato almeno 4 occasioni nitide nel giro di 17 minuti. Giocavamo all’Olimpico con la Lazio é il caso di ricordare. Una squadra che non perdeva all’esordio casalingo dal lontano 2002 (2-3 contro il Chievo).
Nel secondo tempo la perla di Lorenzo ha chiuso i giochi regalando i primi preziosi 3 punti.
Cosa abbiamo visto di diverso rispetto al Napoli di Maurizio Sarri?
Ancelotti da esperto navigatore ha cercato di apporre solo piccoli accorgimenti ad un meccanismo giá oliato. Da persona che ha costruito sulla umiltá tutti i suoi successi, non ha cercato di stravolgere ció che ormai é radicato nel DNA e nel cuore di questi ragazzi. Il tecnico azzurro vuole un gioco piú verticale con una ricerca piú veloce della punta, terzini piú alti che accompagnino la manovra e impone per ora un pressing meno sfrenato alla squadra con un baricentro spostato verso il basso rispetto alla epopea sarriana.
Piccoli accorgimenti tattici che si accompagnano ad un camaleontismo piú accentuato. Il Napoli negli ultimi 25 minuti si é schierato con un 4-4-2 con Mertens e Milik come attaccanti.
Ecco, questo, se vogliamo, é l’aspetto di rottura con il passato. Ancelotti ha una elasticitá diversa nella gestione della partita. E si ha la sensazione fin dalla prima giornata che questa squadra possa interpretare piú moduli a seconda dalle esigenze della partita e delle caratteristiche dell’avversario.
Quello che non é cambiato per niente rispetto all’anno scorso é l’imprescindibilitá di un guerriero che porta il nome di Allan Marques Loureiro, l’uomo che regala equilibrio, brio e freschezza alla compagine azzurra. Ancelotti dovrá essere bravissimo a crearne un clone in Marko Rog per evitare che il centrocampista brasiliano arrivi a fine campionato con le batterie scariche.
Un dato: tranne Karnezis, ieri tra titolari e sostituti, i nuovi arrivati non sono scesi in campo. Ci sará ovviamente spazio per Verdi e Fabián Ruiz ma almeno per la prima si é voluto puntare sull’usato sicuro che garantisce affidabilitá e prestazioni. Questa squadra aveva bisogno di certezze. E quando si parla di certezze ci viene subito da pensare al buon José Maria Callejon, fedelissimo di Benitez, fedelissimo di Sarri, fedelissimo del Napoli ormai. Si pensava che avesse caratteristiche che mal si confacevano con i desideri del buon Carletto. E invece no. José é sempre lí. Con i suoi tagli e la sua voglia di rendersi indispensabile ancora una volta.
La prima é andata. Ci aspettano il Milan e lo spauracchio Gonzalo Higuain al S.Paolo. Punterá sulla vecchia guardia il buon Carletto?