Messe a tacere (almeno per il momento), le critiche relative a questioni di campo, adesso il problema è da ricercare nella scarsa presenza di tifosi allo stadio.
Basta guardarsi intorno per ascoltare decine di teorie che ne spiegherebbero le motivazioni. Una noia mortale.
Secondo noi basterebbe guardare verso una sola direzione per comprendere il desolante scenario e scoprire, con somma sorpresa per chi non è abituato a mettersi in discussione, cheil motivo è auto-generato:
La vittoria come ormai unico motivo di gioia dei tifosi.
“Amma vencere”, quella famosa e ridondante onomatopea che era auspicio ed è diventata pretesa.
Ma ci spiegate perché mai io tifoso debba andare allo stadio a divertirmi se vincere una gara non mi dà più gioia, se arrivare secondo ha il sapore del fallimento, se qualificarmi in Champions League non è un traguardo di cui essere fieri ma solo un insignificante premio di consolazione?
Perché mai io dovrei affrontare tutta una serie di disagi (stadio inadeguato e privo di servizi primari, difficoltà di viabilità e di parcheggio, costi dei biglietti non sempre abbordabili, spezzatino televisivo…) se mi resta addosso l’epidermide del vinto, dello sconfitto?
La Juventus è imprendibile. Il tifoso napoletano lo ha capito, sta metabolizzando l’idea, se ne sta facendo una ragione. Ma a queste riflessioni segue una domanda semplice semplice:
E’ giusto che questa realtà dei fatti demotivi fino a ridurre le presenze allo stadio fino a quindicimila unità?
No, assolutamente no. Il tifoso napoletano deve togliersi dalla testa la vittoria come unico motivo di gioia e deve dare il giusto valore a ciò che rappresenta il Napoli oggi. Una squadra che primeggia deve suscitare entusiasmo, non apatia.
Se solo si rinunciasse alla pretesa di vincere (e questo ci piacerebbe dirlo anche ad Insigne), sicuramente godremmo molto di più per quello che oggi siamo.
Tutto ciò, dobbiamo farlo.
Per uscire dal paradosso che ci vedrebbe ringalluzziti e vibranti solo se speranzosi di conquistare ciò che abbiamo già in tasca.