Non è bello, in qualità di direttore, essere preso in giro un’estate intera da tutto il resto della redazione. Sto parlando dell’estate scorsa chiaramente, quando, certi dell’addio di Sarri, si iniziò a immaginare il successore.
Mi sembrò naturale pensare ad un allenatore “progettuale” che in qualche modo ricalcasse le ombre del maestro. E chi se non il tecnico che venne suggerito dallo stesso Sarri per prendere il suo posto nell’Empoli? Sì, proprio lui. Giampaolo, attuale tecnico della Sampdoria. Ossia un tecnico che ha vissuto fortune alterne durante la sua carriera, sempre etichettato come “creatore di gioco” più che di risultati. Nulla ha vinto in effetti, ma poche possibilità di farlo in concreto gli si sono parate dinnanzi. Mi ispirava Giampaolo. Sarà che l’idea di gioco, la voglia di continuare a vedere un Napoli propositivo, era quasi prioritario nei miei pensieri. Poi…
Poi è arrivato Ancelotti. Sua maestà, Carletto, l’uomo delle Champions vinte ovunque. E allora, Giampaolo sembrava talmente minuscolo al cospetto da ridicolizzare tutti i miei propositi fatti le settimane precedenti. Ovvio, come discuterne? Impossibile. Stiamo parlando di un top allenatore di livello europeo. Praticamente non-criticabile, di diritto sul trono di spade, altro che guerre a Westeros e lungo inverno.
Però l’inverno è stato lungo davvero. E duro, qui a Napoli. Già perché dal suo trono, Carletto ha iniziato a perdere tutti i territori a sua disposizione: dapprima il campionato, poi la Coppa Italia, Champions e infine l’ultima speranza: un dignitoso finale di Europa League. Tutto perso. Tutto da buttare?
Forse.
Forse perché è il primo anno e, si sa come sono i “primi anni”: e non si conosce bene l’ambiente, e la squadra deve abituarsi al gioco, e bisogna capire chi deve giocare e chi no, e vedrete che l’anno prossimo sarà l’anno in cui vedrete davvero. Davvero?
Forse.
Forse perché, diciamoci la verità, la paura non è tanto il non aver vinto nulla. Ci speravamo, ma lo mettevamo in conto di non vincere nulla. La paura è che il Napoli gioca male. E non solo gioca male: il Napoli è privo di identità. Hai voglia a parlare di flessibilità. Hai voglia a parlare di 4-4-2 sperimentale, di 4-3-3 mascherato, di 3-5-2 appena accennato in fasi della gara. Alzi la mano chi non ha pensato a “solo tanta confusione”. Non so perché vi immagino tutti con le braccia abbassate, un pò come dopo la doppia sfida con l’Arsenal.
Il Napoli non ha identità. Non ha gioco. E allora proprio oggi mi è ritornato in mente Giampaolo. Si proprio lui. Sarà il primo caldo primaverile che ricorda un pò l’afa della scorsa estate.
Ma l’idea di vederlo a Napoli, oggi, non mi fa più ridere.
Anzi, quasi mi garberebbe.
E, voi… ridete ancora?