Gli azzurri, al di là del risultato, non sono stati gli unici a palesare intermittenza di ritmo e qualità del gioco.
Dopo cinque giornate di campionato, nonostante la capolista Inter sia a punteggio pieno, non abbiamo mai visto sui campi della serie A una schiacciasassi seriale, un rullo compressore, una squadra che abbia sempre e comunque surclassato ed annichilito gli avversari.
Chiunque si è preso delle pause, anche quelle che ci precedono in classifica.
Eppure, nonostante la fase di rodaggio abbia invaso tutti, il Napoli dista già sei punti dalla vetta.
Qualche problema c’è. Ma di che natura? L’Inter le ha vinte tutte ed è un merito enorme, non vi è dubbio. Ma non lo ha fatto passeggiando sugli avversari.
Concetto – questo – ancor più evidente se gettiamo l’occhio nel cantiere a cielo aperto del geometra Maurizio Sarri: la sua Juventus è davvero in fase embrionale. Il maestro toscano non è ancora riuscito a modellare la creatura a sua immagine e somiglianza, la vecchia signora palesa imperfezioni di varia natura e una preoccupante crisi identitaria. Inoltre, nell’aria, aleggia un non sappiamo cosa di incompleto, di indefinito, di imperfetto. E’ come se il meccanismo perfetto non lo fosse più in tutto e per tutto. Forse sono in corso troppe rivoluzioni, da quella tattica a quella generazionale. Fatto sta che i bianconeri non sono più i soliti: spesso sotto-ritmo, poco intensi e, soprattutto, meno capaci di palesare l’imperforabilità mostrata negli ultimi sette anni.
Eppure, sia Inter che Juventus, vincono e sono lì, in testa alla classifica, a guardare dall’alto verso il basso tutte le contendenti, Napoli compreso.
Ma, siccome qualità del gioco e intensità dello stesso non costituiscono motivazioni valide su cui fondare la spiegazione di un simile ritardo in classifica, la ricerca va indirizzata altrove.
Cosa resta da analizzare?
Innanzitutto un dato allarmante, quello relativo ai gol subiti: 9 reti in 5 partite sono decisamente troppi per una compagine che ambisce a vincere il titolo. E poi c’è la questione più spinosa: l’incapacità di sbloccare (e vincere) gare rese complesse dallo scorrere del tempo. Trovarsi al cospetto di squadre arroccate in difesa, chiuse e rinunciatarie, non può e non deve rappresentare per gli azzurri un ostacolo insormontabile.
La domanda da porsi è una, semplice, dalla risposta enigmatica: perché per la Juventus non esistono gare stregate? Perché i bianconeri, seppur in difficoltà, seppur soffrendo, seppur andando in svantaggio, alla fine la ribaltano sempre? Al Napoli tutto ciò non accade sistematicamente. Agli azzurri, sovente, capita di imbattersi contro muri che minuto dopo minuto rischiano di diventare invalicabili.
Ad onor del vero, questa, è una problematica che rispetto agli anni passati è stata corretta, magari non del tutto eliminata, ma limitata a sporadici episodi, si. Il Napoli è maturato ma, probabilmente, non è cresciuto abbastanza al punto tale da potersi concedere pause per poi chiudere le pratiche nella porzione di tempo rimasto a disposizione a seguito del pisolino.
La Juventus si può permettere di sonnecchiare, di allentare i ritmi di gioco, finanche di andare in svantaggio, poi, in un modo o nell’altro, la gara la ribalta. I partenopei no, o perlomeno, non sempre.
Dunque, sforziamoci di sopprimere esternazioni fallaci, che finiscono solo per offendere la nostra intelligenza: se fossero esistiti problemi tattici o di natura fisica li avremmo riscontrati in tutte le gare e non in una si (vedi Cagliari) e l’altra no (vedi Liverpool). E non esistono manco le partite stregate.
Esiste la capacità di vincere a tutti i costi sempre e comunque. Ed il Napoli, questa dote, non l’ha ancora acquisita.