Di Lorenzo è certezza. La sua effigie incastonata e congelata in quell’immagine di felicità per la fresca convocazione in nazionale, è rimasta lì. Dinamico, attento, propositivo, il migliore del Napoli, nonostante un avvio di gara piuttosto grigio. Il terzino è il miglior acquisto degli azzurri, finora per distacco su tutti gli altri. Una lieta sorpresa, uno smacco per tutti coloro che si affezionano troppo ai nomi e ai curriculum.
Karate Hysaj. L’immagine è limpida nella memoria, quella caduta terribile sulla cervice piegata a terra, dopo lo stacco su Ansaldi, con il calciatore del Torino lesto ad afferrarlo per il busto. Ha rischiato l’albanese, rispolverato da Ancelotti ed adattato a terzino sinistro, con buoni risultati per un’intera mezzora. Prima della sua sostituzione appunto, arrivata nel momento in cui stava riprendendo confidenza con il prato verde. Sembra niente di preoccupante, per fortuna. La notizia, invece, è che l’albanese c’è.
Who’s Hirving Lozano? La copia sbiadita di quella simpatica canaglia proveniente dallo Yucatan che ci hanno fatto vedere a loop ed a reti unificate in fase di acquisto. Gioca nel suo ruolo, partendo da destra, ma non salta praticamente mai il dirimpettaio, qualità che dovrebbe avere nel suo bagaglio. Va anche al tiro, imbeccato magistralmente da Fabian, ma ne esce un tiro sbilenco. Impalpabile “El Chucky”, più che una bambola assassina sembra Pikachu, una malinconica versione del craque del PSV.
Llorente, nota dolente. Quel cross pennellato di Di Lorenzo, una delle poche giocate degne di nota di una gara sonnacchiosa, meritava miglior sorte. Perché diciamolo con chiarezza: se quel colpo di testa lo avesse fatto Milik, staremmo ancora tutti qui a chiederci come avesse fatto a sbagliare. Dal centravanti spagnolo, solo al centro dell’area e indisturbato, ci si aspetta che traduca in rete certe occasioni. Male male.
Luperto e il colpo di c… Nel vero senso del termine, non c’è metafora e non è un modo di dire. Ci resta negli occhi quel gesto “tecnico” assai inconsueto, ma efficace da morire, del giovane centrale leccese, che di spalle, su un pallone lanciato nella trequarti azzurra, pensa bene di colpirlo di c…. già proprio di quello. Un “colpo di sedere” che diventa anticipo sull’avversario e suggerimento per il compagno, un pallone intercettato che ha lasciato di stucco spettatori e commentatori. E bravo Luperto, ma proprio per la prova complessiva.
Biancoazzurri, l’unica cosa bella. A chi non sono brillati gli occhi all’ingresso in campo al Grande Torino, nel vedere la mise “maradoniana” di quella maglietta bianca con pantaloncini azzurri e calzerotti bianchi? Già, perché il ricordo di quella combinazione cromatica va dritto ai meravigliosi Anni Ottanta, a quella camiseta impressa nel nostro cuore, nella galleria dei ricordi felici, che rievocano il faccione di Diego e l’allure di un Napoli Campione. Quello che tutti vorremmo vedere ancora una volta, almeno, nella vita.