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Basta un ramo marcio per fare tremare un grande albero

La redazione de IlPartenopeo.it in queste ore ribolle.

Di rabbia, per quanto visto ieri sera allo stadio San Paolo; di delusione, per quanto sta facendo il Napoli in questa stagione; di preoccupazione, per quanto indefinito sembra essere il futuro ma, anche, di idee contrastanti.

Tranquilli, il nostro spogliatoio (almeno quello) non è spaccato. La nostra redazione è un’alcova di menti pensanti che si confrontano costantemente e sono fiere di stimolare le rispettive produzioni ideologiche.

In ogni caso, la delusione è totale e condivisa, così come le conclusioni. Il punto che fa discutere è la spartizione delle responsabilità.

Di chi è la colpa di questo disastro sportivo?

Il tecnico

Ancelotti è il responsabile numero uno di questo disastro. Ma in che misura? Si tratta di un allenatore bollito che ha totalmente smarrito la bussola o di un tecnico che si è trovato tra le mani una patata talmente bollente da scottarsi le mani?

5-5-5 di chiaro stampo ancelottiano

Non diteci niente se siamo drastici in merito agli aspetti tattici: in due anni abbiamo visto solo scempi. Il Napoli è stato un giocattolo preso tra le mani due anni or sono e a cui non è stata mai donata una identità. A prescindere dalle vittorie (che ci sono state) e dalle imprese (ci sono state anche quelle), non abbiamo mai avuto la sensazione che i calciatori azzurri fossero immersi totalmente in un contesto tattico sposato totalmente.

A chi ci ricorda che abbiamo vinto gare proibitive sulla carta (citando il Liverpool di Klopp), ricordiamo che si è trattato di imprese sporadiche frutto di voglia ed intensità, qualità letteralmente svanite nella rimanente parte di gare.

La confusione e l’indecifrabilità ha coinvolto anche la lettura delle caratteristiche dei singoli. L’intera batteria di centrocampisti a cui va aggiunto, senza dubbio, Lozano, ad oggi, non saprebbero dirci quale è il loro ruolo in campo.

Uno svuotamento identitario che non ha giustificazione alcuna ma, in merito, una domanda è obbligatoria: è tutto frutto di un’incapacità gestionale da parte del tecnico o della scarsa (e magari voluta) applicazione da parte dei calciatori?

Fusione comunicativa

Altro disastro ancelottiano. Il tecnico di Reggiolo si è allineato agli standard societari: pessima la comunicazione della S.S.C. Napoli, disastrosa la sua. Ha sempre e solo cercato di nascondere pubblicamente le falle che via via diventavano più profonde, dapprima omettendo qualsiasi difficoltà poi, parlando di problematiche mentali annesse alla mancanza di risultati positivi; infine, ipotizzando problemi di natura tecnica e tattica, assegnando anche ai suoi calciatori parte della responsabilità.

I calciatori

Quell’abbraccio sul campo del Salisburgo aveva dissipato dalla nostra mente l’idea che tecnico e squadra non fossero coesi. Bisogna davvero pensare che i calciatori siano contenti della gestione del pluri-medagliato Ancelotti? Se così fosse, il tecnico verrebbe scagionato, lasciando posare sui calciatori azzurri ombre così dense da far rabbrividire. Se non sono i dettami tattici di Ancelotti ad essere vetusti e scarsamente stimolanti, perché i calciatori del Napoli sono allo sbando?

La società

E’ sempre stata la stessa da quindici anni a questa parte. Stesso presidente, stessi modi, stessa gestione patriarcale. Ma in questi ultimi mesi si sono commessi errori marchiani: fare proclami senza senso durante lo scorso ritiro pre-campionato e, soprattutto, non riuscire a tenere chiusa all’interno dello spogliatoio una divergenza interna che non poteva e non doveva sfociare nell’ammutinamento.

Ma tutto quello di cui vi abbiamo parlato è solo tutto quanto è emerso.

Il problema vero è più profondo, più subdolo, più grave.

La chiave è capire chi è arrivato a fine ciclo. Carlo Ancelotti? Molti calciatori simbolo? Oppure, sorprendentemente, Aurelio De Laurentiis?

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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