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L’anno che verrà

Un tumultuoso dicembre. Questa è la sintesi dell’ultimo mese vissuto dal Napoli che, dopo l’avvicendamento di Ancelotti in favore dell’allievo Gattuso, non è riuscito a placare i dubbi in seno alla tifoseria e alla stampa.

La prima, soffertissima vittoria della gestione Ringhio arriva in un momento cruciale: se da un lato i tre punti ottenuti prima della sosta permettono all’ambiente di rasserenarsi e ritrovarsi, dall’altro il desiderio di ripartire e riconfermarsi è più che legittimo.

Da questa diatriba emozionale uno solo è l’interrogativo che accomuna tutte le frange di supporters: cosa dovremmo aspettarci dal Napoli 2020?

Per tentare di fugare qualche dubbio, l’unico riferimento può essere solo la testimonianza più recente a disposizione: il post partita di Gattuso a Sassuolo, fonte di dichiarazioni piuttosto siginificative.

Nel primo tempo siamo stati inguardabili

Non salva nessuno, il mister calabrese, nemmeno sé stesso, quando definisce il primo tempo di Reggio Emilia “inguardabile”, anche perché provare il contrario sarebbe impresa davvero coraggiosa. Nel ricordo del pessimo approccio alla gara, però, c’è almeno un fattore incoraggiante: l’indiscutibile consapevolezza dell’allenatore, che ha provato a rimediare anche con scelte audaci, quali la sostituzione di un non più intoccabile Fabian Ruiz. Con risultati subito evidenti.

Stiamo lavorando, anche a livello fisico, in modo diverso

Forse questa è la dichiarazione più inquietante tra quelle avvenute nel post gara: tradisce gli effetti di una preparazione atletica non adeguata, tristemente confermata dal basso chilometraggio elargito dagli azzurri negli ultimi mesi. L’intensificazione del lavoro fisico e atletico rappresenterà uno dei punti critici del nuovo corso: ci vorrà equilibrio nell’aumentare proporzionalmente i carichi di lavoro in modo costante ma non traumatico, per non rischiare ulteriori infortuni in una squadra già decimata dalle defezioni.

Dobbiamo ripartire dal secondo tempo. La svolta la dobbiamo trovare con le prestazioni

In merito agli abbracci di gruppo scaturiti a fine gara, Gattuso ha le idee chiare: non è con l’euforia estemporanea di una vittoria che si cambiano le stagioni. Le esultanze collettive sono sempre un segnale incoraggiante, ma non bastano a voltare pagina, ragion per cui gli unici pensieri di tecnico e calciatori devono essere rivolti esclusivamente alla partita successiva; se le prestazioni e i risultati subiranno un’evoluzione sensibile, tutti i problemi correlati diverranno molto più gestibili di conseguenza.

In definitiva, il Napoli del nuovo tecnico non ha ancora mostrato abbastanza di sé per dare un’immagine chiara del resto della stagione, ma qualche conclusione la si può avanzare: al di là dell’evidente ritorno al 4-3-3 come modulo base, appare chiaro che la squadra tenderà a recuperare un approccio più operaio alle sfide, incrementando l’agonismo e l’intensità atletica che hanno finora latitato.

Le carenze d’organico sono ormai ben note e non è ancora chiaro se la società proverà a colmarle nella prossima sessione di mercato; del resto, in una situazione del genere, tutto ciò che non riguarda il campo diventa secondario, ragion per cui Rino dovrà operare solo su ciò che conosce meglio: suo è il compito di trasmettere il valore delle battaglie sul rettangolo verde, sua la responsabilità di vivere ogni contrasto perso come una ferita da rimarginare all’istante, sua l’impresa di trasmettere agli azzurri la responsabilità dei novanta minuti più significativi della settimana di un calciatore. Con buona pace del passato recente.

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Aspirante scrittore, ossessionato dal cinema, dal Napoli e dalla lettura. Precario emigrante in virtù dell’affitto da pagare.
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