Ho immaginato qualcuno messo li ad origliare dietro porta di una delle sale di Palazzo Chigi nel momento in cui si stava discutendo dei nuovi provvedimenti da prendere relativamente all’emergenza coronavirus.
Ho visualizzato un signore che afferra fugacemente una mezza notizia e scappa via, spifferando, la stessa, a chiunque incroci il suo percorso. L’enfasi è quella del portatore di scoop, l’emozione è quella adrenalinica sensazione che ti fa sentire il conoscitore della verità, quel possesso grazie al quale un’intera popolazione soddisferà – poi – la sete di conoscenza e curiosità.
La notizia corre veloce, più veloce della luce, passa da labbra ad orecchio quasi con la stessa rapidità con cui si sta diffondendo il virus e raggiunge, in un battibaleno, tutti gli organi di stampa. Sono le ore 13,30 e l’ufficialità delle scuole chiuse fino al 15 marzo è sulla bocca di tutti. Non c’è canale televisivo che non ne parli, non c’è sito internet che non ne certifichi la veridicità.
Nemmeno il tempo di metabolizzare la notizia che arriva la smentita della ministra Azzolina che, in controtendenza, non conferma il provvedimento. Parla di proposta politica in attesa di consulto scientifico.
L’ufficialità arriva solo alle ore 18, a seguito di quasi cinque ore di incredulità e sconcerto. Quasi cinque ore di confusione ed incertezze, cinque ore di notizie date per certe e poi smentite.
Non parlo di calcio e forse è meglio così. Perché, nel mondo pallonaro, le sconcezze commesse negli ultimi giorni sono forse pure peggiori. La mia è una considerazione globale, una riflessione profonda sul decadimento delle professionalità, sulla proliferazione degli egocentrismi a discapito della serietà e delle verità.
Una notizia, prima di essere divulgata, andrebbe verificata. Sempre. Soprattutto quando è di fondamentale importanza. E’ inammissibile ciò che è accaduto oggi, lo è, soprattutto, in un Paese che si professa serio e credibile.
Ma quella a cui abbiamo assistito oggi è stata solo la ciliegina amara su di una torta già indigesta. Questa storia del coronavirus, oltre a diffondere pareri discordanti, notizie contrastanti e inversioni ideologiche di rotta, ha pure disseminato un dilettantismo mediatico di vaste proporzioni.
A proposito di pressapochismo, stavolta siamo noi a saltare da palo in frasca: ci vengono in mente tutte le bufale di calciomercato che proliferano solitamente in estate oppure la corsa frenata al click sul titolo ingannevole che nasconde una non-notizia. Oppure, ancora, l’assurda e davvero incommentabile gestione dell’emergenza attuale da parte della Lega di serie A. Stop, rinvii, porte chiuse o aperte come una luce intermittente, il Dio danaro che veglia sulla situazione finchè può, per poi tramontare sotto i colpi della coscienza.
Sono alienato. Questa approssimazione diffusa mi tormenta. Il tramonto della serietà mi affligge. Per fortuna, a consolarmi, c’è l’inchiostro.
“L’inchiostro sa quante frasi nascondono i silenzi” [Caparezza]