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Il ciuccio recalcitrante

Della gara giocata con il Sassuolo ci sono rimaste impresse le urla di gioia dei calciatori nero-verdi, i loro abbracci, la felicità stampata sui volti e una grinta feroce che li ha accompagnati dal primo all’ultimo minuto di gioco.

A dire il vero, ricordiamo anche altro: le facce azzurre impassibili, passive, bizantine. Il solo Osimhen, al netto dei suoi errori di inesperienza, ha avuto sul volto la frustrazione della giocata non riuscita, la rabbia per un gol facile facile mancato, la delusione per una sconfitta assolutamente inaspettata. E tutti gli altri?

A noi hanno dato fastidio quelle facce impassibili. Per vincere le gare non basta far muovere le gambe, ci vuole intensità, quella, te la dà solo la sfrenata voglia di mangiarsi l’avversario.

Ecco, questa voglia è dall’Atalanta che non la vediamo. I tre punti messi in saccoccia contro il Benevento hanno offuscato il concetto ma, sia con i sanniti che con l’AZ Alkmaar e Sassuolo abbiamo visto un Napoli molle e impalpabile.

Non ne facciamo un discorso di singoli o di modulo, anch’esse, comunque, questioni degne di essere attenzionate. Ma se sul campo sei fermo l’unica cosa che finisce per muoversi (e pure velocemente) è il tempo che, inesorabilmente, scolpisce epiloghi poco edificanti.

Che fine ha fatto la fame palesata contro gli undici di Gasperini? Perché sembriamo sazi?

In molti hanno evidenziato la prestazione del Sassuolo, ottima, ci mancherebbe, ma così straordinaria al punto da annientare una compagine che sembrava una delle più volitive del torneo? Indubbiamente De Zerbi è stato bravo a scegliere un atteggiamento tattico accorto e aggressivo al tempo stesso ma noi non seguiamo il calcio da ieri e, alla favoletta degli allenatori maghi o scienziati, non crediamo più da tempo.

Se il Napoli avesse messo ritmo e velocità d’esecuzione al servizio della qualità che ha in rosa a questo punto staremmo parlando di altro.

Noi crediamo che il Napoli abbia preso sotto gamba gli appuntamenti. Forse, la spiegazione di così deludenti prestazioni risiede nello spessore degli avversari affrontati. L’AZ e il Sassuolo, entrambe ultra-decimate ed affrontate tra l’altro su terreno amico, in casa potrebbero aver insediato nell’inconscio dei calciatori il convincimento di trovarsi dinanzi a gare semplici dall’esito scontato.

Anche la gara con il Benevento, seppur affrontata in trasferta, non aveva propriamente le stimmate della gara di cartello. Eppure, il ciuccio non ne ha voluto sapere di partire a spron battuto per fare un sol boccone dell’avversario. Gattuso ha sicuramente provato a trasferire ai suoi calciatori gli stimoli giusti ma qualcosa è andato indubbiamente storto.

E, allora, che la presunzione si sia impossessata di noi?

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Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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