Scrivo dopo aver ascoltato amici piangere come bambini, dopo averi visto i social letteralmente invasi di tue immagini. Quell’azzurro mi è rimbalzato agli occhi creando un turbinio di emozioni da cui fatico a riprendermi.
Cosa dovrei dire adesso io di te? Che sei stato un uomo straordinariamente umile e generoso? Devo raccontare quante cazzate hai fatto nella vita? Dovrei gridare al mondo che razza di alieno sei stato in mezzo a quel campo?
Scriverei cose che anche i muri sanno.
Ci lasci in un mare di lacrime, le stesse che abbiamo versato alla visione di ogni tua magia, le stesse lacrime che abbiamo versato quando tu e solo tu hai fatto vincere il nostro Napoli.
Ci restano quelle. Assieme ai ricordi, assieme ad un album che non ha mai smesso di sfogliare le sue pagine. Tutti i momenti della nostra vita sono stati occasione per rituffarci in quel passato mai più ritornato, quello stralcio della nostra vita condito da tanto orgoglio, quello squarcio aperto su una fierezza mai provata prima. E nemmeno dopo.
Tu eri il nostro eroe, eri il nostro gladiatore, eri colui che guidava la nostra riscossa.
Ti abbiamo avuto qui tra noi per tanti anni, ti abbiamo visto magro, grasso, con la barba e senza, curato o trascurato, sorridente o cupo.
Ti abbiamo visto brillare tra la fatiscenza del centro sportivo di Marianella, ma anche gongolare in un pessimo San Paolo reso straordinario dalla folla che era lì tutta per te. Manco ce li ricordiamo gli spalti dell’epoca dello stadio di Fuorigrotta, erano sempre sommersi da un mare di gente e bandiere azzurre.
Ti abbiamo seguito ovunque, come se fossi uno di famiglia, uno da coccolare, da difendere a sua volta. Eravamo un tutt’uno, tu e noi.
Diego, chissà se davvero sei stato mai pienamente consapevole di cosa hai combinato in questa città, in questa terra. Ti sei fuso ad essa con una disinvoltura disarmante, ne hai condiviso mentalità e contraddizioni.
Tu eri esattamente come Napoli: bello ma fragile, amorevole ma crudele. Hai amato, incondizionatamente. Ma hai anche ferito, inconsapevolmente.
Hai saputo telecomandare il tuo magico sinistro verso qualsiasi direzione, violando porte avversarie ma anche tabù ed ipocrisia. Non hai saputo fare altrettanto con il tuo animo, fragile e peccaminoso.
Ma la tua contraddizione è diventata miracolo, sei riuscito a fare ciò che è utopia per i comuni esseri umani: unire masse, alimentare fratellanza e coesione.
Adesso davanti agli occhi abbiamo solo tante lacrime che offuscano immagini e filmati, quelli che abbiamo visto e rivisto non so nemmeno più quante volte.
Da quando sei andato via da questa città viviamo con la speranza, anno dopo anno, di rivivere quelle emozioni. Ma forse non è un caso che non le abbiamo più godute, forse non è un caso che continuiamo ad attenderle.
Forse è scritto nel destino che per sentirci calcisticamente vincenti dobbiamo voltare le spalle e vedere solo e unicamente te.
Hai spinto sempre al massimo il tuo corpo, anzi, molto oltre il lecito. E lo stesso corpo che ti ha consentito di donare magie alla tua gente ti ha abbandonato. Lo stesso cuore, gonfio di amore e generosità ha ceduto alla pressione cui tu stesso l’hai sottoposto.
Adesso hai smetto di fare battaglie, hai smesso pure di vincerle. Su questo mondo ci sarai più. E non ci saranno nemmeno più i tuoi infimi detrattori. Adesso, parleranno tutti bene di te.
In un mondo del genere, di gente putrida, terrorizzata e terrorizzante, tendente a condizionare subdolamente le vite degli altri, di criminali, di idioti arroganti, di scimmie ammaestrate, di domatori di anime, uno come te non c’entrava nulla. Troppo vero, troppo schietto e diretto, Diego.
Un uomo che sarebbe stato annientato in un battibaleno se non avesse avuto la fortuna di ripararsi dietro il suo straordinario talento.
Napoli piange. Lacrime amarissime. Muore uno di noi. Il più umano tra gli dei.
Napoli piange. Ed io piango con lei, Diego.
Le strade della città parleranno sempre di te, eroe dei due mondi, eroe dei nostri padri.
Immortale sarà il ricordo. Oggi se ne va il mito talmente grande da riempire infanzia, adolescenza ed età matura.
Chi ama non dimentica, Diego.
Sarai sempre con noi. Dentro di noi.
Ora sei lì con tutti quelli come noi, malati del virus della vita.