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L’artista sbadato

Nascono fiori dove cammina. Anche quando cammina. Da oggi tutti hanno idea del potenziale assurdo che risiede in Zielinski, dalle giocate tanto disinvolte quanto incostanti.

Contro il Cagliari Piotr ha sfoderato una prestazione di livello assoluto: convinta, aggressiva, determinante. Nessuno può rimanere indifferente al cospetto del suo tocco, della sua capacità di spostare corpo e pallone uniformemente, come se nemmeno si rendesse conto di star gestendo l’oggetto del contendere.

Ma sbaglia chi pensa che il percorso del polacco sia quello tipico dei predestinati, così come si commette un errore se lo si giudica in base alle marcature.

Nonostante una gran capacità di tiro, il cigno di Ząbkowice Śląskie si è adattato praticamente in ogni spigolo della metà campo: nato come erede ideale di Hamsik, viene inizialmente ingaggiato proprio per avvicendare Marek, trasponendo il ruolo di mezzala sinistra in maniera meno metodica dell’ex capitano, ma senz’altro più esplosiva: la progressione e la devastante tecnica di tiro gli permettono di collezionare un discreto numero di reti a fronte di un minutaggio non ampissimo. Eppure, il suo talento procede a intermittenza, facendo mangiare le mani a chi ne intravede le sconfinate potenzialità.

Non lo aiuta (o forse sì) la gestione Ancelotti: sballottato da un eremo all’altro della mediana, finisce per diventarne il riferimento basso, molto spesso affiancato da Fabiàn Ruiz: non proprio una coppia frangiflutti. Malgrado le palesi difficoltà, Piotr dà comunque l’impressione di saper sempre brillare, pur esiliato in una posizione che non gli permette di esprimersi al meglio. Ma quando c’è lui, ci sono tutti gli altri, e viceversa: seppur con la solita intermittenza, il polacco non smette di emanare quell’aura di onnipotenza svogliata, di placida sacralità nel dipingere corridoi e guizzi sul rettangolo. In aggiunta a ciò, corre. Dettaglio non banale per un calciatore delle sue caratteristiche.

Nonostante le difficoltà insite in un ruolo poco consono, forse è proprio nella sua vita da mediano che Piotr capisce di poter essere meraviglioso: il suo bagliore illumina e confonde allo stesso tempo, ma nel frattempo la guida del Napoli passa a Gattuso che ne intuisce il talento e lo esalta gradualmente: non ci rinuncia praticamente mai, a costo di relegarlo attorno a quel maledetto cerchio di metà campo.

La contingenza degli infortuni, però, in qualche modo gli rende giustizia e gli permette di collocarsi in un ruolo che al giorno d’oggi suona quasi obsoleto, ma che meglio non potrebbe identificarlo: il trequartista.

Con la sua capacità di tenere incollati palloni e reparto, Zielu sembra ora esprimere il massimo del suo potenziale, fermo restando che da un giocatore simile non è reato aspettarsi miglioramenti esponenziali.
Nella sua svagata incoscienza, Piotr pare alleggerire qualsiasi giocata passi per i suoi piedi: movenze talmente naturali e rapide da credere che in realtà nemmeno ci provi a legittimare i suoi spazi. Eppure lo si vede sempre lì, a testa alta e pallone morbido, mentre un avversario spiazzato si domanda in che modo sia stato superato.

L’affresco dipinto a Cagliari è la summa perfetta di ciò che il polacco è: genio, fantasia, freddezza e ineccepibilità tecnica. Ma questo lo si sapeva già. Adesso inizia un percorso diverso, per certi versi più complicato del “semplice” illuminare: diventare riferimento.

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Aspirante scrittore, ossessionato dal cinema, dal Napoli e dalla lettura. Precario emigrante in virtù dell’affitto da pagare.
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