Grandissimo calciatore, tecnicamente un fuoriclasse assoluto.
Ma a Paulo Dybala diciamo ni.
Una follia? Può darsi, perché nel calcio non esistono certezze, non esistono teorie indiscusse, a partire dalle nostre.
Tutto comincia quando ci poniamo una domanda: perché Dybala?
Tatticamente perfetto?
Sulla carta si inserisce alla perfezione in un 4-2-3-1 alle spalle di Osimhen anche se, l’argentino, è un trequartista atipico perché svaria su tutto il fronte avversario, viene incontro ai centrocampisti, torna a prender palla, si defila spesso sugli esterni.
Ma non è questo che lo rende inadatto, anzi.
La prima perplessità che abbiamo è l’incertezza sul modulo perché nel corso degli allenamenti abbiamo capito che Spalletti vuol giocare su due tavoli, quello del 4-2-3-1 ma anche quello del 4-3-3 modulo, questo ultimo, inadatto ad un calciatore come Dybala che non ha assolutamente nelle corde l’attacco della profondità.
Altra perplessità si chiama Zielinski, a quanto pare pedina su cui Spalletti punta tantissimo. Posizione in campo del polacco? Bocciata definitivamente quella da sotto-punta, secondo il mister deve avere spazio davanti a se e deve dunque arretrare di qualche metro il suo raggio di azione.
Ne deriva che o giocherebbe Zielinski in un 4-3-3 o Dybala in un 4-2-3-1.
Troppe varianti da far ruotare attorno ad un calciatore ingaggiato a seguito di uno sforzo economico sovrumano.
Una tale investitura ce la immaginiamo fattibile per un calciatore attorno al quale ruota tutto. E quando diciamo tutto intendiamo tutto.
4-2-3-1 di spallettiana memoria
E’ un calciatore come Dybala il sotto-punta che cerca Spalletti?
A Dybala piace giocare alle spalle di un attaccante che sa difendere molto bene palla ed abbia molta tecnica, non certo le peculiarità principali del nostro Victor Osimhen.
Inoltre, la storia ci dice che Spalletti ha sempre prediletto nel ruolo di sotto-punta un centrocampista con spiccate doti offensive e non un attaccante puro (vedi i vari Perrotta, Nainggolan, Zielinski, anche se poi non ha reso).
Perplessità fisiche
Magari piuttosto che problemi muscolari erano mal di pancia molto forti.
Magari la condizione mentale precaria non supportava una eccellente efficienza fisica, chissà. Fatto sta che Dybala è reduce dal punto di vista fisico da stagioni molto preoccupanti.
Ha sempre trasferito a chi lo ha visto in campo una imbarazzante sensazione di fragilità fisica.
Il fattore dimensionale
Rendiamocene conto: il Napoli sta provando a competere con una Roma che non bada a spese e un’Inter che, sbarazzandosi dell’ingaggio di uno che ha fatto la riserva e giocato spezzoni di gara (Sanchez), prenderebbe l’argentino senza grossi sforzi.
Il Napoli non ha retto più gli ingaggi di Insigne e Koulibaly, non è riuscito ad assecondare le richieste economiche di Ospina, fatica tremendamente a rinnovare a cifre importanti i calciatori richiesti in giro (su tutti Fabian Ruiz), qualcuno se n’è accorto?
Adesso dovremmo ingaggiare un calciatore che, con una enorme dose di presunzione (non dimentichiamo che i mal di pancia in casa juventina sono cominciati proprio per le assurde pretese economiche dell’argentino), accetterebbe di venire a Napoli vedendo sgonfiate sia le sue velleità economiche che quelle di ambizione sportiva?
Con quale spirito affronterebbe una avventura simile?
E come si inserirebbe in un contesto tecnico ma soprattutto economico non alla su altezza?
Colpi di teatro
Il Napoli della gestione ADL ha fatto bene quando ha seguito la sua linea di condotta, non quando ha accontentato la piazza.
E a noi sta storia di Dybala sembra esser nata proprio su queste fondamenta.
Gli ingaggi di Ancelotti, le mancate cessioni milionarie di Koulibaly e Allan, le prime che ci vengono in mente, sono state tutte operazioni fallimentari di cui la società si è amaramente pentita.
Le cose migliori si sono verificate in presenza di una piazza scontenta e poco disposta a dar credito: i vari Hamsik, Lavezzi, Cavani, Mertens, Sarri, lo stesso Koulibaly ne sono testimonianza certissima.
Il Napoli vada sull’ argentino solo se estremamente convinto.
Viceversa, portasse a casa immediatamente un altro ex bianconero:
A Barcellona giocavo sulla fascia ma poi con la maturità ho capito che il calcio vero è dentro il campo”. [Gerard Doulofeu]