Lo sappiamo, è presto per definire Kvarastkhelia una pippa.
Per cominciare a sentire qualche mugugno in giro dobbiamo attendere un altro paio di prestazioni scialbe come quella di ieri.
Perdonateci l’ironia spicciola.
Sappiamo anche che è impresa ardua modificare il DNA di questa città, fatto di eccessi e di estremizzazioni.
Mettiamo solo le mani avanti, perché ci piacerebbe tanto evitare i soliti atteggiamenti umorali che finiscono per danneggiare i ragazzi.
Ci piacerebbe vedere tutti consapevoli del fatto che la mancanza di equilibrio tipica di questa piazza non aiuta la squadra.
Siamo dinanzi ad un ragazzo talentuoso che ha piazzato tre ciliegine contro Monza e Verona al centro di una torta nel complesso non proprio gustosissima come la si è voluta presentare.
Fiorentina-Napoli ci ha detto (ma non avevamo bisogno di conferme) che questo ragazzo dal potenziale enorme va goduto, aspettato e compreso.
Come tutto il Napoli.
E’ questo il motivo per cui fin dal principio anche, o forse soprattutto, dinanzi a risultato roboanti, abbiamo indotto alla calma.
Il Napoli ieri sera ha retto l’impatto d’urto con una squadra dai valori complessivi nettamente superiori alle precedenti avversarie.
La squadra è solida. Sembra consapevole della propria forza, gode di quel limbo tra consapevolezza e incoscienza che la rende sfrontata il giusto e mai impaurita dell’avversario.
Al cospetto di una Fiorentina forte, soprattutto durante il primo tempo, gli azzurri non sono riusciti a proporre gioco, pur non rischiando quasi mai.
L’impianto c’è.
La difesa è solida. Kim si è inserito in tempi record. Anticipa, sovrasta, scorribanda, talvolta in maniera eccessiva. Ma mostra il carattere e il coraggio che servivano a questa squadra.
Anguissa è un dominatore assoluto, nonostante avesse sul groppone un giallo che avrebbe condizionato chiunque.
Gli esterni d’attacco hanno deluso.
Di Kvara siamo contenti, a prescindere. Di Lozano meno. AL di là del clamoroso errore a porta vuota da lui, dopo annate altalenanti, ci si aspetta un contributo finalmente corposo e costante.
Il cambio modulo nella seconda frazione di gara è qualcosa a cui dobbiamo abituarci. La pelle del ciuccio cambierà spesso a partita in corso.
E qui, luci ed ombre.
Tra le ombre non inseriamo assolutamente un deludente Elmas. Non ce ne voglia il mister, ma sto ragazzo non può continuare a fare il tappabuchi di turno. Ci mette l’anima, sempre, ma non può che essere confuso e senza identità se gli si modificano sistematicamente gli intenti tattici.
La luce vera sono l’entusiasmo di Raspadori e la sua qualità tecnica.
Diciamolo francamente, l’inserimento di questo ragazzo non sarà immediato. La sua collocazione tattica ideale, alle spalle di Osimhen, prevede stravolgimenti di equilibrio di squadra non facilissimi da ottenere.
La sua presenza nella zona preferita di campo sembra imprescindibile da un centrocampo a due.
Che con un Ndombelè in queste condizioni è davvero impresa ardua.