Tutto bellissimo ieri.
Tutto fantastico.
Innanzitutto la magia del San Paolo. Finalmente tornato pieno. Finalmente gioioso. Finalmente pieno di bambini tinti d’azzurro.
Bellissime le bandiere. Non quelle che vedete in foto. Belle si, perché in questa straordinaria cornice c’erano anche loro, superstiti in un calcio che tende ad annientarle.
Mertens e Lavezzi, entrambi macchiati da separazioni passate dettate dal Dio danaro, hanno fatto da tutori a questa vittoria indimenticabile.
E la gente li ha osannati. Li ha osannati comunque.
Perché al di là delle scelte professionali ha sentito lo spirito d’appartenenza vero che i due calciatori nutrono nei confronti di questa terra.
Voltando lo sguardo verso il campo faremo sicuramente torto a qualcuno, ne siamo consapevoli. Ma non possiamo citarli tutti, gli erori di una serata indimenticabile.
Anguissa è un totem. Fatichiamo, oggi, a scovare in Italia un centrocampista totale come lui. Quantità, qualità, corsa, fisicità, adesso anche i gol. A voi la scelta: per noi è uno dei due bronzi di Riace.
Lobotka è un metronomo esagerato: aiuta tutti i compagni a suonare a tempo e produrre melodie a dir poco soavi.
Dovremmo ricordarci sempre della sua storia prima di gettare croci su calciatori che deludono le aspettative.
Kvara è un pazzo. Nel senso buono del termine. Ok le qualità tecniche. Ok i gol. Ok gli assist che sforna. Tutti dati destinati a migliorare vista la sua giovane età. Ma quello che ci sorprende di più è la sua sfrontatezza, la mente libera e sgombra da qualsiasi pippa frenante.
Del resto, perché sorprendersi di un ragazzo che emergeva già dal primo giorno di ritiro nonostante provenisse da un altro mondo?
Kim Min-Jae è un veterano. Vergine ma già leader di un pacchetto difensivo che già funziona alla grande.
E poi Meret. Già, Meret. Che avrebbe dovuto far emergere le sue qualità avendo una mente massacrata dalle voci di mercato e dall’operato della società di appartenenza che lo gratificava ed esaltava solo attraverso le dichiarazioni di facciata rilasciate alla stampa.
Non sarà Navas. Non sarà il Buffon prima maniera. Ma aiutiamolo sto ragazzo, ci darà soddisfazioni.
Osimhen sta segnando poco. Sbaglia i calci di rigore. Si, vero. Ma quanto è decisivo? Quanto questo cavallo pazzo, talvolta ingestibile, sovente ridicolo nelle infantili esasperazioni dei falli subìti, entra nelle azioni che risultano poi decisive ai fini del risultato?
Di Zielinski non vogliamo parlare. Ieri ci ha quasi fatto piangere dalla gioia. Ma anche altre volte ci ha quasi fatto piangere, per altri motivi. Il futuro ci dirà. Per il momento vogliamo godere dei ricordi recenti.
E infine Spalletti. Che non è affatto stupido. Che i complimenti se li prende tutti. Ma che commenta la gara dicendo che, dopo una vittoria come quella di ieri, fa tutto più clamore.
A buon intenditor, poche parole.