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Campo

E Ibrido sia

E’ nostro! E’ nostro! E’ del Napoli!

Quale tifoso azzurro, pregno di orgoglio, non ha urlato al cielo una frase di questo tipo al gol che Raspadori ha segnato con la maglia della nazionale?

Crediamo nessuno.

E allora godiamocelo questo talento assoluto.

Non facciamo in modo che tutti gli assist polemici che sorgeranno durante la stagione diventino frizioni, rallentamenti, problemi all’affermazione di questo ragazzo.

L’argomento dell’anno sarà la sua collocazione tattica.

Ibrida al momento, e va bene.

Prima punta per qualcuno non è. Anzi, non può essere. Ma solo perché non rispecchia i parametri canonici a cui siamo abituati?

No, anche perchè, in piena sbornia da trasferimento, ha giocato cinquanta minuti mediocri in quel ruolo.

Oppure perché non ha marcato il cartellino al termine di una partita che nell’immaginario collettivo doveva prevederlo.

Assurdità.

Anche i pittori impressionisti sono stati cacciati dai saloni ufficiali perché il loro stile era ritenuto impresentabile eppure, poi, si sono imposti come pochi.

Giacomino non ha il fisicaccio della prima punta, d’accordo.

E quindi?

Tevez l’aveva? Aguero l’aveva? Romario l’aveva? Mertens l’aveva?

Non ha la stazza ma ha una incredibile forza nelle gambe che gli dona fermezza statica nonostante la piccola statura; ha un calcio preciso e potente; ha una rapidità di gambe e di pensiero nello stretto imponente; ha una tecnica di base che gli consente come pochi di dialogare con la squadra.

Quindi prima punta può esserlo benissimo.

Potrà farlo quando avrà tempo di impossessarsi di quel ruolo. Lo farà quando ci potrà lavorar su tutti i giorni.

E’ un discorso futuribile.

Adesso lì davanti c’è (ci sarà) il quasi intoccabile Osimhen. Evviva Iddio.

Giacomino se ne starà lì buono buono a fare il Jolly d’attacco. Adesso al posto di Victor, domani alle sue spalle, dopodomani sugli esterni. Oppure anche tutto insieme all’interno della stessa partita.

Per il momento va bene così.

Avrà modo e tempo per consacrarsi definitivamente, anche da un punto di vista tattico. Non deve avere fretta lui. Non dobbiamo averne noi.

L’autostima (che già ha cominciato a caricarsi a pallettoni) crescerà.

Assieme ad una leadership che, siamo sicuri, lo vedrà protagonista.

Il resto, arriverà.

Diamogli tempo e zero pressioni.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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