Tocco sotto, progressione, avversari saltati come birilli, la difesa avversaria che si schiaccia, arretra, che non ha il tempo di pensare, e le resta solo quello di vedere la palla alle spalle di Consigli in cerca di consigli.
Non è una narrazione calcistica. E’ la trama di un brivido.
Confessiamo: mani sul volto e un’esclamazione: Kvara, che è cumbinat?
Un’emozione fortissima, la nostra. Di quelle che ti rendono incredulo e felice.
Il Napoli che scende in campo è monotematico, scontato, prevedibile, tremendamente noioso: oppone agli emiliani il solito gioco, il consueto palleggio, l’abituale padronanza.
Dodici minuti di possesso, di dominio intenzionale.
La magia del georgiano mette solo la firma in calce ad un documento già scritto.
Il Sassuolo pian pianino prende coraggio, prova ad affacciarsi, ma lo strapiombo è esagerato, fa paura e le movenze sono sempre timide, improduttive.
Il Napoli è la capolista, fa la capolista.
Spalletti gongola per il genio dei singoli e per il gioco prodotto. Si arrabbia perché gare del genere vorrebbe vederle finire in goleada.
Ma il Napoli vola comunque.
Lo deve ad una Napoli che esplode petardi per il solo fatto di aver aggiunto un altro tassello ad un sogno che si sta materializzando pian pianino.
Lo deve alla gente che riempie l’impianto del Sassuolo che del Mapei conserva solo l’insegna esterna.
Al minuto 33° un sandwich sembra soffocare l’iniziativa di Osimhen. Nemmeno il tempo di pensare al vantaggio di avere in squadra un uomo che trascina mezza difesa su di sé che un fendente imbarazzante per quanto repentino si insacca alle spalle dell’estremo difensore neroverde.
“Sarò con te” si sente fino Bologna.
Il tabellino parla chiaro. La classifica sembra un errore di battitura.
L’entusiasmo e la convinzione di un sogno che prende forma si impossessa di noi. La fredda razionalità li scalzano a fatica.
Il resto è copione.
Di questa squadra sorprendono la disinvoltura, la forza, la convinzione.
Convincono i ripiegamenti percorsi a cento all’ora.
Convincono le giocate di un Lobotka che si pianta, blocca, smista, rifinisce, illumina.
Convincono le chiusure e le sortite offensive di un Kim alieno.
Convincono due stelle, quelle di Osimhen e Kvatatskhelia che luccicano come i nostri occhi.
Convince Luciano Spalletti. Per la gestione della gara, delle forze, dei cambi. Per la gestione di uno strapotere che sta diventando imbarazzante.