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Germania azzurra

Il Napoli è conosciuto e stimato in tutta Europa. E si vede fin dai primi minuti.

Il Francoforte ha paura. Il suo allenatore ha paura.

Il possesso è tutto azzurro, con la solita sfrontatezza, con la consueta voglia di decidere le sorti della gara.

La linea a cinque dei tedeschi in fase di non possesso ci dicono a che tipo di gara assisteremo.

Gli azzurri fanno la gara, il Francoforte prova di rado ad uscire dal guscio. Tanti sono gli uomini sotto la linea della palla. Forse troppi per una vetrina così importante.

I tedeschi corrono, soprattutto con gli esterni, ma Kolo Muani soffre spesso di una solitudine che sembra non avere cura.

A dare la medicina ci provano Olivera, spesso impreciso e alla ricerca della posizione giusta e un Lobotka dal piede stranamente impreciso.

Una sventagliata nel vuoto dello slovacco è un selfie in bianco e nero.

Un po’ d’apprensione c’è.

Osimhen non fa il marziano, Kvara non trova l’accendino.

Ma trova un calcio di rigore gentilmente offerto dal nigeriano salito sul Frecciarossa.

Lo sguardo freddo di Kvara si imbatte su di un Trapp versione Batman.

Rigore calciato bene. Ma il risultato rimane invariato.

Il georgiano è dispiaciuto. Il trio Lobo-Lozano-Osimhen confezionano per lui la coccola più bella.

Il Napoli è in vantaggio.

Il Francoforte accusa il colpo e traballa assai.

Passa un minuto soltanto e ci si imbatte in un dèjà vu. Con Osimhen che non rallenta, finisce in fuorigioco e non consente alla visione di materializzarsi in visibilio.

Si va al riposo. Con un Kvara che sembra volersi far perdonare tutto pur non dovendosi far perdonare niente.

Nella ripresa il Francoforte inverte gli esterni. Non l’inerzia della gara.

Il Napoli domina. Palleggia. Diverte.

Con un Lobotka che sale con i piedi sulla cattedra.

Il Francoforte soffre d’ansia e sbaglia a raffica.

Il Napoli potrebbe chiuderla ma non lo fa.

AL minuto 58° Kolo Muani guadagna gli spogliatoi per un fallaccio commesso ai danni di un Anguissa sontuoso.

L’uno a zero va stretto come un abito che ha due taglie mancanti.

Glasner ha così tanta paura che è Lindstrom che finisce prima punta.

Kvara ha voglia di riscatto. Il minuto giusto è il 65°: deposita sul piede sbagliato di Di Lorenzo la sua voglia di cancellare la macchia.

E il capitano, lo si sa, a Khvicha vuole un bene dell’anima.

Napoli avanti di due reti.

I minuti che ci separano dal triplice fischio finale servono solo a dirci che anche in Germania sanno cosa sia la cazzimma: Di Lorenzo frana male a terra e i tedeschi non mettono fuori la palla per consentire i soccorsi.

Arriva il triplice fischio di Dias.

La faccia di Glasner è tutto un programma.

Dopo tre mesi di studio, avrebbe fatto meglio a metterlo in moto il pullman piuttosto che parcheggiarlo davanti alla porta e trovarlo tutto ammaccato.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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