“Giuntoli? Ha un contratto con noi”.
Una frase perentoria, decisa e, soprattutto, vera.
Aurelio De Laurentiis la pronunciò in risposta a chi gli chiedeva del destino del dirigente azzurro.
Ma, attenzione, quella frase significa giusto il contrario di quello che sembra.
Giuntoli, di fatto, è stato estromesso dalla società.
Non è più operativo, non è più coinvolto, è emarginato.
E’ un separato in casa, pur avendo in essere un contratto con scadenza 30 giugno 2024.
Freddamente, Aurelio De Laurentiis ha ragione.
Ha sottoscritto ad un professionista un contratto in scadenza tra un anno e se lo ritrova, nel bel mezzo del cammino, voglioso di interrompere il rapporto, con tutte le conseguenze del caso legato alla delicata funzione che il ruolo di DS ricopre.
Perché mai il presidente azzurro, pur avendo dalla sua la sicurezza di un contratto, deve patire abbandoni o scossoni inaspettati?
Volendo – invece – aprire a sentimentalismi e considerazioni umane allora è forse anche giusto tra persone che si stimano e rispettano, andare un attimino oltre il nero su bianco.
Cosa che – tra l’altro – ADL ha dimostrato di saper fare allorquando si è trovato dinanzi a comportamenti corretti.
Dunque, in questo caso, la querelle non è solo ideologica. Non è solo una battaglia, concettualmente corretta, finalizzata al rispetto dei contratti.
E’ anche, se non soprattutto, una questione di correttezza comportamentale che, secondo Aurelio De Laurentiis, è mancata.
Come andrà a finire?
Difficile immaginare un dispetto fine a se stesso.
Molto più probabile una fumata bianca che porta nelle casse azzurre qualche lauta banconota.