A poco più di due anni dall’inizio della sua avventura a Napoli, Maurizio Sarri ne ha sentite di tutti i colori sul suo conto, specialmente negli ultimi 15 giorni: il turn over limitato, l’integralismo tattico, la tuta, le sigarette e chi più ne ha più ne metta.
C’è però un altro aspetto da considerare che in queste due stagioni il tecnico nativo di Bagnoli si è trovato ad affrontare: i confronti ad eliminazione diretta di andata e ritorno, che Sarri ha avuto modo di affrontare a partire dalla passata stagione, che ha segnato inoltre anche il suo debutto assoluto sulla scena europea.
Se nelle fasi a gironi l’allenatore azzurro ha avuto un ruolino di marcia impressionante (addirittura a punteggio pieno in Europa League e primo anche in Champions) è nei turni successivi che l’allenatore azzurro sta mostrando il suo Tallone d’Achille.
In Europa League lo scorso anno infatti furono fatali una punizione ed un tiro cross a vanificare quanto di buono fatto al Madrigal ed al San Paolo al cospetto di un Villareal che si dimostrò certamente più fortunato e cinico nel capitalizzare le poche occasioni avute, al netto anche di qualche svista arbitrale soprattutto nel match d’andata.
Dodici mesi dopo la storia si ripete, raddoppiando su due fronti: l’antipasto è stato in entrambi i casi indigesto, a testimonianza che tra le caratteristiche sarriane la capacità di pianificare e gestire un confronto sui 180′ è ancora da affinare ed il duplice esame avverrà niente meno che contro le due principali corazzate in Europa ed Italia, entrambe abili a ribaltare lo svantaggio iniziale ed a chiudere con lo stesso punteggio la prima metà della sfida.
Per superare la “sindrome spagnola” e guadagnare la nona finale di Coppa Italia nella novantennale storia azzurra, a “Mister 33 schemi” servirà il più classico risultato all’inglese nell’arena tutta napoletana di Fuorigrotta.