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Partenopeismi

Le cinque cose che nessuno vi ha detto sul ritiro del Napoli

Che Ounas sia una bella sorpresa lo sanno tutti, che Milik sia pienamente ristabilito e veda la porta come pochi lo sanno anche i muri. Che Reina è stato coinvolto in schermaglie contrattuali è notizia arcinota. Ma in questi dodici giorni di ritiro pre-campionato cosa ci ha davvero incuriosito e colpito a riflettori spenti?

La fascia che non t’aspetti

La casella di terzino destro è stata da subito individuata tra quelle da puntellare assolutamente affinchè il Napoli fosse coperto e affidabile. Il pensiero collettivo era unanime e compatto: il Solo Hysaj non basta e il Napoli è diventato troppo grande per un Maggio sul viale del tramonto. Ma come sempre accade è il terreno verde a parlare e, perché no, a smentire. La prima metà del ritiro trentino degli azzurri ha mostrato un Christian Maggio in un’ottima condizione atletica, al cospetto di un Hysaj vittima di perpetui rallentamenti e brusche frenate di condizione. Nei primi giorni trascorsi in Val Di Sole una fastidiosa tonsillite ha messo a tacere il terzino albanese del Napoli che ha poi stentato nel rimettersi in carreggiata. Il terzino azzurro è da giorni completamente recuperato, ma l’occhio di chi osserva non viene catturato dalle sue performances. Mancano all’appello le sue scorribande, i suoi cambi di passo e la sua grinta. In campo l’albanese c’è, ma non si “vede”. Il Napoli lo aspetta, i nostri occhi anche. La buona prestazione di ieri sera lascia ben sperare.

Chi lascia la strada nuova per la vecchia sa quello che lascia non sa quel che trova.

Da quanto tempo non vedete Dries Mertens agire sulla fascia sinistra dell’attacco azzurro? Una vita, ci rispondereste. E come potremmo darvi torto? I suoi ubriacanti dribbling sono stati letteralmente scalzati da una marea di gol realizzati occupando la posizione di attaccante centrale. Mertens ormai ha tutto del centravanti, movimenti, posizionamenti, intuizioni e soprattutto piede caldo, caldissimo. Anche a Dimaro ha ripreso il discorso interrotto con la fine del campionato scorso: gol a raffica e giocate di fino. Ma Mertens (o meglio Sarri), non ha dimenticato il suo passato recente: durante le sedute di allenamento il folletto belga ha occupato anche la sua antica posizione da esterno d’attacco. Sarebbe quella la posizione da occupare in campo qualora Milik venisse preferito come unico riferimento offensivo. Ma cosa ne pensa Dries? Da quello che abbiamo visto in campo non ne è entusiasta, anzi. L’impegno c’è – quello non manca mai – ma la percezione di una regressione qualitativa ci è sembrata evidente. Mertens adesso è troppo innamorato, ama alla follia il suo nuovo ruolo, tornare all’antico, al vecchio amore, sembra leggermente reprimerlo, imprigionarlo in un passato che non gli appartiene più.

Il terzo, primo in serenità.

Il portiere in grande spolvero nel ritiro di Dimaro risponde al nome di Rafael Cabral. All’estremo difensore brasiliano tutto gli si può imputare tranne l’attaccamento alla maglia, l’impegno e una serenità palesata in ogni circostanza. Il ruolo di terzo portiere non ha mai rappresentato per lui un problema, Rafael si impegna, lavora sodo e si fa trovare pronto. Quest’anno lo abbiamo visto all’opera più spesso, è stato coinvolto praticamente sempre sia nelle partitine pomeridiane che nelle amichevoli, vista la costante assenza di un Pepe Reina avvolto dal mistero. Ha dimostrato sempre attenzione e una ritrovata reattività, bravissimo nei pali, tra i quali si è disimpegnato talvolta con spettacolari parate. Al giro di boa del pre-campionato estivo del Napoli, in attesa si diradino le nubi e torni chiarezza sull’organigramma dei primi difensori azzurri, la palma del migliore spetta a lui.

Una normalità tutta slovacca

E’ in arrivo una brutta notizia: Hamsik è tornato ad essere un calciatore “normale”. Negli anni passati eravamo abituati a vedere il capitano azzurro una spanna sopra gli altri. La tecnica di cui è in possesso gli consentiva di calciare in maniera nettamente migliore rispetto agli altri, la sua intelligenza tattica, invece, lo induceva a compiere movimenti e inserimenti senza palla da vero campione. Era evidente ne fosse capace più degli altri. Adesso non è più così. O almeno non è più così evidente. E la “colpa” è del Napoli: le capacità tecniche degli attuali compagni di reparto ha innalzato il livello qualitativo del centrocampo azzurro per cui la stella di Hamsik, seppur continui a brillare, non è più in beata solitudine.

La bugia della sterilità realizzativa su palla inattiva.

Immaginate la scena: si batte una serie di calci d’angolo. Palla lunga in area di rigore, colpo di testa e palla in rete. Una sequenza di gioco che abbiamo visto spessissimo durante questi giorni di ritiro. La stessa sequenza che in gare ufficiali non si è quasi mai verificata. La spiegazione c’è: ad avere nelle corde queste spiccate capacità balistiche non sono i due centrali di difesa titolari (Albiol e Koulibaly) ma le rispettive riserve, Tonelli e Chiriches. I due calciatori hanno dimostrato di essere due cecchini quasi infallibili, dotati di tempismo perfetto e di una straordinaria capacità di stoccare la zampata vincente a due passi dalla porta avversaria.

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Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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