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Partenopeismi

Strinic condannato alla gogna mediatica. Ma si trattò di un clamoroso errore

A noi vien da sorridere.

Ci spiegate cosa ci sia di strano, offensivo, irriconoscente, nelle dichiarazioni che Ivan Strinic ha rilasciato al quotidiano “La Repubblica“?

“Stare ai margini non mi rende felice. Ho bisogno di fiducia. Di sentirmi parte integrante di un qualcosa. Per essere stimolato”.

Questa prima dichiarazione non ci sembra un missile terra-aria, e non ci sembra nemmeno offensiva nei confronti di qualcuno o qualcosa.

Esiste per caso un calciatore del Napoli a cui fa piacere stare ai margini? Qualcuno che non ha bisogno di sentire addosso la fiducia? Qualcuno a cui non frega assolutamente nulla se si trova in una posizione marginale rispetto al progetto?

E’ presto per giudicare, ci direte.

E allora scandagliamo l’intervista più a fondo, proseguendo la sua lettura.

“Sarri o Giampaolo? Nel giudizio c’è qualcosa che mi condiziona: qui sono venuto per giocare ed è normale che in questo momento io dica Giampaolo. Credo sia utile una conoscenza più profonda, preferirei rispondere fra qualche mese. Una cosa però salta subito agli occhi: Sarri è più freddo, per lui ci sono 13 giocatori e basta. Giampaolo parla molto, dialoga con tutti, ti spiega. Si pone come un fratello e pare proprio una brava persona”.

Ovviamente, in pasto alla folla affamata si getta solo la seconda parte della risposta. La premessa, è quella di un uomo giusto che preferisce attendere prima di tracciare un bilancio. Ciò nonostante il croato poi evidenzia differenze su cui c’è da “ricamare” ed alimentare polemica. Cosa che ovviamente si attua.

Ok, Sarri è un freddo e Giampaolo un caloroso. Sarri tiene le distanze mentre al suo collega piace “essere amico” dei calciatori. E chi lo stabilisce se gli uni o gli altri siano aspetti positivi o negativi?

Ma proseguiamo la lettura.

“Dove c’è il mare, c’è tutto, sono qui da tre settimane e mi trovo benissimo. Rispetto a Napoli è un altro mondo, là non potevi uscire, qui a volte manco ti riconoscono. Mia moglie Ivana è felice, i miei due figli Marta e Pietro anche. Vivo tra Quarto e Quinto, siamo casalinghi, la sera usciamo poco, ma abbiamo già capito che vivremo molto bene”.

Adesso si che abbiamo gli elementi per scatenarci. Adesso si che il napoletano ha il diritto, anzi il dovere, di insorgere.

Perdonateci se abbiamo spalancato il portone all’ironia. E’ l’unico strumento che abbiamo a disposizione che ci consente di sorridere e non vergognarci.

Vi risulta Ivan Strinic abbia detto una bugia? Che i calciatori del Napoli non siano liberi di uscire di casa corrisponde semplicemente al vero.

Ci sembra la cosa più normale del mondo riuscire a godere di una maggiore libertà in una città diversa dalla Napoli pallonara.

Ed è folle e al limite del paradossale credere che esista un solo calciatore del Napoli a cui non pesi tremendamente questo aspetto, nonostante abbia scelto di rimanere in casacca azzurra.

Ok, state pensando ad Hamsik, alla sua fedeltà, alla firma che ha posto in calce al contratto che lo ha legato a vita a queste “rogne”, giusto?

Sulla bilancia di Marek Hamsik le negatività, le controindicazioni, sono presenti comunque. E’ destinato a subirle chiunque indossi la maglia azzurra. Sono regole non scritte dettate dalla focosità del nostro popolo, dalla dirompente, dilagante e irrefrenabile voglia di calcio.

Ma sull’altro piatto della bilancia dello slovacco c’è una leadership indiscussa, una titolarità incontrastata, un record storico ad un passo.

L’altro piattino della bilancia di Ivan Strinc era miseramente vuoto.

Convincetevene: il terzino croato ha esternato ciò che pensa ogni singolo e attuale calciatore del Napoli. E non vi è nulla di male.

Ciò che invece proprio non va è la perseverante reazione esagerata e parossistica dei napoletani.

E chissà se tutti i calciatori azzurri dinanzi a certe dinamiche locali non abbiano la stessa reazione che abbiamo esternato noi ad inizio lettura,

vien da sorridere.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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