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Partenopeismi

La processione per il processo alla capolista

Come nelle migliori famiglie, capita a volte di essere in disaccordo e avere punti di vista differenti. E www.ilpartenopeo.it non fa’ certo eccezione. Se qualche giorno fa’ avete letto sulla nostra testata una posizione di questo tipo riguardo l’epilogo del mercato invernale del Napoli, eccovi un punto di vista piuttosto differente.

A  mercato chiuso, era praticamente un plebiscito e stava per iniziare la celebrazione del processo contro la Società. Poi ti ricordi della classifica e pensi che si parla del Napoli, la prima in classifica. Non il Milan che ha buttato 200 milioni, non l’Inter che spende per Joao Mario e Gabigol e si presenta con Ranocchia terzo centrale difensivo, non la Roma che deve vendere per forza e vende. E allora molti possono ribattere che la squadra è prima in classifica, non la Società, non “il Pappone”. Rinnovando questa scissione incomprensibile tra Società e squadra, come se ci potesse essere un’azienda valida con grandi dipendenti e pessimi dirigenti e una proprietà ottusa. E allora la si butta sulla… “fortuna”. Quella che avrebbe avuto De Laurentiis a pescare Sarri. Ignorando come lo stesso Sarri ha più volte reso merito al Presidente azzurro di aver creduto in lui, quando nessuno lo faceva. Ricordate? La piazza all’epoca chiedeva Mihajlovic, quello che i giocatori “li appende al muro”. Perchè all’epoca Insigne, Hamsik, Mertens, Callejon, Koulibaly ecc andavano “appesi al muro” perchè non “sudavano la maglia” con Benitez “il chiattone” (cit.). Mihajlovic, quello che ha collezionato due esoneri nelle ultime due esperienze. Che’ chissa’ se a suo tempo Sinisa al Napoli e Sarri al Milan oggi di cosa staremmo parlando. Chi pensa che se ADL avesse scelto Mihajlovic oggi saremmo primi, allora non può parlare di fortuna. Chi pensa che saremmo ugualmente primi, ancor di più non può togliere meriti al Presidente. Mi spiace, ma da qui non si scappa.

Torniamo però al processo. Per niente kafkiano e invece preciso assai.
L’imputato è Aurelio De Laurentiis.
I capi d’accusa sono più o meno:
– non hai preso il giocatore che serviva
– ti sei mosso tardi
– hai fatte figure barbine a destra e a manca.

La prima è una verità incontrovertibile. Il Napoli cercava un esterno e non è riuscito ad acquistarlo. Delle altre due parliamone.
Possono esserci due versioni per spiegare quest’insuccesso.
Entrambe legate all’ostruzionismo operato dalla Juventus.
Chi lo ritiene legittimo e normale in un contesto concorrenziale. Hai un settore giovanile importante e controlli tanti giocatori (legittimamente, ad oggi). Li elargisci a destra e a manca per stringere alleanze e creare sinergie e quando occorre passi all’incasso. Nulla di illecito.
Poi c’è chi fa’ dietrologia. Oggi ADL parla della Juve dietro al Bayern (rapporti ECA) che ha operato un’azione di disturbo per Younes. Appena si è fatto male Verdi, la Juventus ha spostato in dieci secondi Orsolini dall’Atalanta al Bologna. Quando il Napoli tratta un calciatore… e “la famiglia” e “la città” e “la squadra che non ha bisogno di cedere” (mentre altrove Arsenal e Dortmund cedono pezzi pregiati). Se invece si parla di altre squadre, i giocatori diventano pedine. E poi le storie che avrete già letto su Carnevali (DS Sassuolo). Anni vari passati professionalmente al fianco di Marotta (Monza, Como, Ravenna), testimone di nozze dell’AD bianconero, una figlia a libro paga della Juventus.
Bene, io non sono un fan della dietrologia e men che meno uno di quelli che “juvemmer*a” a prescindere, sempre e comunque. Tuttavia, il conflitto di interessi è evidente. Uno dei tanti in un Paese come l’Italia, dove il conflitto d’interesse è il carburante “green” che muove (o ingolfa, punti di vista) l’Italia stessa, almeno dagli anni ’80 in poi. A tutti i livelli.

Che si sia del partito dell’ostruzionismo legittimo o di quello “veicolato” da interessi specifici, in realtà poi poco importa ai fini della valutazione dell’operato del Napoli nella finestra di mercato appena conclusa. Ciò che è rilevante è che restituisce il contesto in cui opera il Napoli. Un player forte (le sinergie ce le ha anche il Napoli), ma non il più forte. Così come in campo e nei fatturati. Forti, ma non i più forti. E quindi è più complicato. Più su sali, più difficile è operare. Ma questo deve essere percepito come vanto e merito. Ricordate quando stavamo in C? Eravamo simpatici a tutti e tutti si auguravano “un pronto ritorno in A”. Oggi invece siamo qualcosa per cui è necessario spendersi su più fronti.

E allora cos’altro puoi dire al Napoli? Ah, sì. Le tempistiche. Le tempistiche? Ahò, ma che davèro? Il Napoli aveva preso Verdi per tempo, si era mosso anche col piano B (sondaggio per Politano) e col piano C (Younes da subito). Se Verdi fa’ saltare il banco, se Younes ha problemi in famiglia (???), Giuntoli e ADL cosa mai avrebbero potuto farci? E se sempre De Laurentiis (quello che non “caccia i sordi”) ha offerto cifre incongrue per Politano e ha ricevuto sempre picche? E si parla di “ridursi all’ultimo” per Politano, perchè “come fai a chiudere in un paio d’ore?”. Ma se Carnevali dopo aver fatto muro per giorni, si presenta alle 21,00 per poi avere “problemi alle linee” (nel 2018 e a questi livelli) e rimanda il contratto di Ounas senza firme e timbri (versione di ADL non smentita dal Sassuolo) a me pare che la figura dei dilettanti non l’abbia fatta il Napoli, ma la compagine neroverde.

Io non penso che ADL sia perfetto e il Napoli è manchevole in vari aspetti importanti per una Società che ha velleità di un certo tipo. E sì, resta il rammarico per un acquisto che sarebbe stato importante per il Napoli. Ma bisogna accettarlo e prendere atto del fatto che stavolta le cose son state fatte come andavano fatte e nei tempi corretti. E il mancato lieto fine non è ascrivibile al Napoli.

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Fabio Cotone è regista teatrale. Appassionato di scienze umane.
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