Diciamoci subito la verità: non è una storia tutta juventina, lo è anche napoletana, lo è di qualsiasi punto del nostro Paese che ormai è vittima di una clamorosa dequalificazione morale.
Le bare con su il nome di Insigne presenti allo Juventus Stadium, le stesse postate con orgoglio da Douglas Costa su Instagram, non sono sfottò, nulla hanno a che fare con l’ironia. Probabilmente chi li ha ideati, realizzati, esposti ed anche postati nulla sa del sarcasmo, nulla conosce del sano prendersi in giro.
All’interno di quelle bare ci sono gli stessi ingredienti presenti nei cori che inneggiano all’eruzione del Vesuvio, i medesimi che etichettano in maniera inqualificabile la famiglia Agnelli o il meno noto dei tifosi bianconeri.
Ma quello di Douglas è solo lo strascico dei veleni. Poche ore prima, l’addio alla Juventus di Gianluigi Buffon, un cerimoniale che avrebbe dovuto emozionare soltanto, così come fece quello di Francesco Totti. Ma allo Stadium c’è stato spazio anche per altro, anzi per il solito: il veleno.
Le lacrime di Buffon sono state gioia per qualche napoletano che ha visto al loro interno tutta la sporcizia legata a presunti illeciti, corruzione, verdetti sistemici.
Malcostume tutto italiano, deprimente sottocultura, abitudini tristi ed avvilenti.
La si smetta e ci si renda conto una volta e per sempre che si è saliti su di una giostra perversa che ci ha catapultati lontani miglia dalla realtà vicina alla sportività vera.
Per sentirne nuovamente l’odore siamo costretti a guardare oltre i nostri confini, in quei campionati europei laddove ancora si applaude l’avversario, ancora si inneggia ai propri beniamini, magari pure retrocessi.
Siamo stufi di questo odio tutto italiano, siamo stanchi di porre tra le mani di questo sport tutte le frustrazioni che la vita genera. Siamo stufi della tossina che circola sui Social. Siamo stanchi dei “Napoli merda”, ma lo siamo anche dei “Juve merda”.
Il calciofilo italiano spesso finisce nelle mani di calciatori che non sono altro che giovincelli privi di spiccato intelletto che non fanno altro che alimentare con freddo cinismo l’odio tra uomini. Si, perché sia i napoletani che gli juventini sono uomini prima che tifosi.
Cosa volete che freghi a Douglas Costa dei napoletani? Cosa pensate conosca il brasiliano della città partenopea? Dietro il suo scellerato gesto vi è solo il nulla.
Ma è un nulla che vuol dire tanto, troppo: certifica la mestizia in cui versa l’evoluzione culturale dell’italiano, che sguazza a suo agio nella tristezza più assoluta sancendo la morte di uno sport.
Adesso Douglas è nell’occhio del ciclone, i napoletani sono infuriati, la stampa cavalca e gongola, l’odio cresce a dismisura, il serbatoio che alimenta il motore che tiene in moto il gioco del calcio è ancora una volta pieno. Il giocattolo è vivo e vegeto. E’ salvo.
Tutti a bordo della giostra, signori! Altro giro, altra corsa.