La nostra rubrica #p(ARTE)nopei, prosegue il suo cammino incontrando Lorenzo Marone una delle ‘penne’ più interessanti della attuale scena letteraria napoletana e fresco nuovo direttore editoriale della Fiera del Libro di Napoli ‘Ricomincio dai Libri’, la rassegna letteraria che si terrà al MANN e alla Galleria Principe di Napoli dal 5 al 7 ottobre 2018. I suoi romanzi ci raccontano una Napoli diversa, quella che ognuno di noi potrebbe incontrare ogni giorno, camminando per le sue strade, prendendo la metropolitana o incontrando il vicino o, ancora, il portiere del nostro condominio. Lorenzo ci fa vivere Napoli e ci fa vivere anche la squadra per la quale fa il tifo.
ilP. : Lorenzo, tu sei tifoso del Napoli. Ci racconti come lo sei diventato e perché?
L.M. : Sono diventato tifoso del Napoli dopo una partita di Coppa Italia, avevo sei, sette anni. Un amico di mia madre portò me e mio cugino allo stadio, solo che si ruppe l’auto e facemmo l’autostop; arrivammo a metà secondo tempo sugli spalti, il Napoli già vinceva tre a zero, ma ci bastarono quei pochi minuti per innamorarci della maglia azzurra.
ilP. : Napoli e il Napoli, un legame di sangue?
L.M. : Il legame che abbiamo con il Napoli si avvicina molto alla poesia, è sì “appartenenza” a una terra bistrattata che non ha santi in paradiso, ma è anche e soprattutto legame che ci unisce a chi ci ha preceduto, filo che accomuna le esistenze, la nostra, quella di nostro padre prima, di nostro figlio poi. In tal senso, lo striscione più bello mai realizzato dalla curva B, a mio avviso, fu proprio quello nel quale si diceva questo: “mio padre prima di me, mio figlio dopo di me”.
ilP. : Se dovessi paragonare il gioco di Maurizio Sarri al modo di scrivere di un autore, a quale lo rapporteresti? E per converso quello di Carlo Ancelotti?
L.M. : Sarri è un metodico rivoluzionario, mi viene in mente Bukowski, per la sua libertà e l’anticonformismo. Ancelotti mi sembra più freddo, lo assocerei a Roth, che amo molto, sia chiaro.
ilP. : Credi che la S.S.C. Napoli possa aver finalmente raggiunto una dimensione internazionale? E se sì, tutto ciò può portare valore alla città? Sei fra quelli che pensano che il calcio possa essere veicolo di riscatto? O la città deve cercare altre strade?
L.M. : Il Napoli calcio ha ormai un valore e un riconoscimento internazionale conquistato sul campo, ma sbagliamo se pensiamo che questo possa aiutare la città, essere da traino. Il calcio non ha mai aiutato in tal senso, non è stato mai trascinante se è vero che negli anni ottanta, con Diego, Napoli era quel che era (pensiamo alla Nuova Camorra Organizzata). Però se sapessimo veicolare questo grande amore anche nei confronti della città, allora sì le cose potrebbero migliorare, se iniziassimo a indignarci non solo per un rigore generoso concesso alla Juve, se protestassimo non solo contro il “Pappone”, se reagissimo ai piccoli soprusi quotidiani. Abbiamo poco senso civico, purtroppo, e invece dovremmo capire che ognuno può fare la sua parte, non solo il politico, ognuno può migliorare il suo piccolo pezzettino di mondo, il suo vicolo, il suo quartiere, la nostra amata metropoli.
ilP. : Lorenzo, tu potresti essere definito uno scrittore della ‘seconda ondata napoletana’. Racconti una Napoli che, anche per motivi anagrafici, in pochi hanno ancora indagato, la Napoli che va dagli anni ’80 ai giorni nostri. Una realtà che si è pesantemente trasformata, proprio a partire da quegli anni e che offre spunti di riflessione infiniti. Parlaci un po’ di tutto questo e del tuo ultimo romanzo “Un ragazzo normale”.
L.M. : Parlo di Napoli non per volontà di parlarne, perché è comunque una città sovraesposta da questo punto di vista, ne parlo perché è la mia terra, perché le mie storie sono ambientate qui, perché attraverso il mio sguardo sul mondo non posso non parlare del luogo dove sono nato e cresciuto. Cerco, in ogni caso, di raccontare le vie di mezzo, non mi piace chi vuole identificare Napoli con il suo nero, con Gomorra, né con il bianco, chi dice che è tutto da buttare o chi, al contrario, ha gli occhi foderati di prosciutto. È una città complessa, piena di male, ma con molte positività, per fortuna. Bisogna sempre ricercare l’equilibrio quando si parla di Napoli. “Un ragazzo normale” è un romanzo ambientato nella Napoli degli anni ’80, in un condominio del Vomero nel quale abita Giancarlo Siani, il cronista de Il Mattino ammazzato dalla camorra nell’85. È la storia di un’amicizia fra due ragazzi normali, Mimì, un adolescente di dodici anni amante dei libri, dei fumetti e dei supereroi, e un giornalista “abusivo” che combatte il male solo con una penna e una “Batmobile verde”. È la descrizione della mia adolescenza, un mondo, gli anni ottanta, che non esiste più, spazzato via dall’uragano tecnologico.
ilP. : Cosa pensi dell’attuale scena letteraria napoletana e di quella italiana. Si potrebbe affermare che oggi come oggi a Napoli e nel nostro Paese “si respira” più calcio che cultura?
L.M. : No, da questo punto di vista Napoli è e resta trainante per l’intero Paese, siamo l’officina d’arte per eccellenza, creiamo bellezza, siamo capaci di convertire il brutto nel bello, e doniamo tanto all’Italia, in termini di creatività, da sempre. Penso agli ultimi David di Donatello, penso ai tantissimi scrittori napoletani di oggi.
ilP. : Lorenzo è notizia recentissima la tua nomina a direttore editoriale della Fiera del Libro di Napoli ‘Ricomincio dai Libri’, pensi che tu possa incidere ed in qualche maniera e dare una mano alla scena editoriale napoletana?
L.M. : E’ un’opportunità che, come ho detto, mi stimola. Fare qualcosa di concreto per la mia città, lavorare in un progetto che parte dal basso, organizzato e voluto da giovani pieni di entusiasmo e voglia di fare, aiutarli a realizzare qualcosa di bello, anche di piccolo ma qualcosa di qualità perché quando a Napoli facciamo le cose fatte bene, la gente se ne accorge e risponde. Sono felice della nomina, mi dà la possibilità di mettere il mio entusiasmo e le mie conoscenze al servizio dei ragazzi, mi permette di organizzare, insieme con loro una fiera che ha un tema “necessario”, “Frontiere”. Tre giorni di appuntamenti incentrati sul concetto di umanità, cercheremo con i nostri ospiti di porre l’accento sul “restare umani”, sul valore che ancora diamo alla solidarietà, cercheremo di buttare giù, con l’aiuto della letteratura, della cultura, con il mezzo dell’aggregazione, un po’ di quei muri che in questo periodo spuntano ovunque, purtroppo.
ilP. : Come immagini Napoli tra 10 anni nel calcio e nella letteratura?
L.M. : Nella letteratura sicuramente arriveranno altre leve che mi auguro sentiranno l’esigenza di spostare l’attenzione mediatica che ora è solo sul nero di questa città. Bisogna tornare a raccontare Napoli a trecentosessanta gradi, come facevamo un tempo, e penso a Troisi, De Crescenzo, eccetera… Nel calcio, voglio pensare che almeno uno scudetto possa arrivare, e che diamine!
ilP. : Lorenzo, parlaci del tuo rapporto con la scrittura e quello che per te rappresenta. Hai coronato il sogno di molti, ovvero quello di scegliere di diventare uno scrittore professionista, lasciando un lavoro tradizionale, a scapito di quelli che molti considerano un lavoro ‘non convenzionale’. Tu, per molti, sei uno di quelli che “ce l’ha fatta”. Quali sacrifici ha comportato tutto ciò? E cosa consiglieresti a chi vuole provarci?
L.M. : Sono uno che non ha mai smesso di scalciare per tentare di trovare una via di fuga. Non mi rassegnavo all’infelicità o all’insoddisfazione, non mi rassegnavo a coltivare i miei interessi nei ritagli di tempo, il fine settimana. Ci vuole coraggio per cambiare la propria vita, un pizzico di incoscienza, qualcuno accanto che non ti tarpi le ali, occorre innanzitutto una grande passione per qualcosa, e poi lavoro, lavoro, lavoro. Come in ogni campo.
Bio.
Lorenzo Marone è nato a Napoli, dove vive, nel 1974. Per quasi dieci anni ha esercitato la professione di avvocato. Nel frattempo ha scritto racconti che non pubblicava, poi ha deciso di non farsi più trasportare dal vento e ha iniziato a inviare i suoi scritti in giro. Ha vinto alcuni premi letterari e ha pubblicato due libri con editori più piccoli (Daria e Novanta), prima di approdare a Longanesi e poi a Feltrinelli. A gennaio 2015 è uscito “La tentazione di essere felici” (Premio Stresa di narrativa 2015, Premio “Scrivere per amore” 2015, Premio Caffè corretto Città di Cave 2016), giunto ormai alla sedicesima ristampa, i cui diritti sono stati venduti in Germania, Francia, UK, Spagna, Portogallo, Norvegia, Ungheria, Serbia, Bulgaria, Israele, Corea, Romania, Bosnia Herzegovina e Olanda. Ad aprile del 2017 è uscito nelle sale “La tenerezza”, film liberamente ispirato al libro per la regia di Gianni Amelio, con un cast di tutto rispetto (Renato Carpentieri, Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Micaela Ramazzotti). Nel 2016 ho pubblicato “La tristezza ha il sonno leggero” (Premio Città di Como 2016), ancora per Longanesi, mentre il 9 febbraio del 2017 è uscito, per Feltrinelli, “Magari domani resto” (Premio Selezione Bancarella), romanzo giunto alla ottava edizione. Il 22 febbraio 2018 è uscito, sempre per Feltrinelli, “Un ragazzo normale”. Collabora settimanalmente con La Repubblica Napoli, sulla quale ho una rubrica intitolata “Granelli”.
Per approfondire la conoscenza di Lorenzo Marone ecco a voi alcuni interessanti links:
https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Marone
https://www.facebook.com/lorenzo.marone
https://www.lafeltrinelli.it/libri/lorenzo-marone/1399323
http://www.ricominciodailibri.it/
(Photo by: G. Ippolito ed altri su internet)