Ricordo indistintamente mia madre che utilizzava una frase del Vangelo per identificare una situazione che si protraeva per lungo tempo. La frase è questa: “E stette con lei tre mesi!”.
Si riferiva alla visita di Santa Elisabetta alla Madonna, sua cugina. Bene, tre mesi, mica pochi! Tre mesi per gli appassionati/malati/innamorati/scimuniti di pallone sono stati sinonimo di calciomercato. Esso, per quanto concerne il suolo italico, sulla carta è iniziato il 1 Luglio, ma di fatto, si è presentato con tutti i crismi al fischio finale delle partite dell’ultima giornata dello scorso campionato, il 19 Maggio. Sempre Esso terminerà, come molti sanno, il 2 Settembre, ovvero con due turni del campionato 2019/2020 già giocati (seconda giornata nientemeno che Juventus – Napoli). Follia temporale a parte, ci si domanda: “Ma davvero serve tutto questo tempo al calcio italiano per rifare il look alla squadre?”
In questi lunghissimi mesi, si sono naturalmente svolte vicende così appassionate ed ingarbugliate da far impallidire gli sceneggiatori delle più celebri telenovelas sudamericane.
In principio fu la quadriglia degli allenatori, con i due colpacci Conte e Sarri, rispettivamente all’Inter e alla Juventus. Poi si passò a tutte le trattative classiche, mescolate a quelle stratosferiche e galattiche da sproporzionati milioni di euro. In tutto questo, i ritiri e i world tour con annesse amichevoli di lusso. Se lo scorso anno fu Cristiano Ronaldo a catalizzare l’attenzione del mondo calcistico, con il suo clamoroso arrivo alla Juventus, quest’anno si sono susseguiti una serie di nomi, accostati alle cosiddette “grandi”. Chi è arrivato e chi no, chi dovrebbe arrivare e chi, forse, non arriverà mai. Lukaku, Pépé (bella la storia dei procuratori atterrati a Dimaro, durante il ritiro della SSC NAPOLI, col giocatore poi spedito a Londra, sponda Arsenal), De Ligt, solo per citarne alcuni.
In casa Napoli, oltre all’appena citata micro telenovela Pépé, e oltre ai soliti, ormai straconosciuti (tirati fuori sistematicamente ad ogni sessione di mercato dai più nostalgici e costantemente insoddisfatti, quali Cavani, Quagliarella, Zapata, Ibrahimović), quest’anno tiene banco una bella doppietta di calciatori: James Rodriguez e nientepopodimenoche Mauro Icardi.
Il primo, talento del Real, quasi palesemente scaricato da Zinédine Zidane come una fidanzatina alla vigilia delle vacanze estive con i soli amici maschi. Il secondo, ai box praticamente da mezzo anno, con la moglie che, tra un figlio e l’altro e tra un post su Instagram e una esposizione di grazie al vento, trova il tempo di fare da procuratore al giovane marito Maurito (ebbene si, voleva essere un gioco di parole!).
Due bei nomi per il Napoli, da tempo vera antagonista dei bianconeri nella lotta scudetto (gradiremmo tutti evitare che il campionato finisca noiosamente alle Idi di Marzo del 2020); dopo gli acquisti di Di Lorenzo, Manolas e Elmas, e l’imminente arrivo del tanto cercato Hirving Lozano dal PSV, la botta finale potrebbe essere proprio una delle due sopra. C’è che addirittura ipotizza entrambi gli arrivi, con livelli di “È asciuto pazzo ‘o padrone” quasi ai livelli di guardia.
E i tifosi? Quelli, come al solito, si spaccano e… Spaccano non poco, (mi astengo dal dire cosa). Lamenti funebri e “gne gne” a parte, accuse, offese, insulti e deliri sempre rivolti in un’unica direzione, ormai sono all’ordine del giorno, considerando anche il fatto che i social network sono, ahimè, appannaggio di tutti, le cose serie, ovvero tutto ciò che c’è dietro alla trattativa per l’acquisto, la cessione o il prestito di un giocatore, per fortuna le fa ancora (e soltanto, per fortuna) la SSC NAPOLI.
Il risultato finale di questa situazione è una snervante attesa, mista ad una disaffezione nei confronti di ciò che dovrebbe essere l’unico, vero interesse dei tifosi: il calcio giocato, quello del campo, delle uniformi sudicie, dei visi sudati e della gioia per una vittoria.
Probabilmente, se si facesse un sondaggio su vasta scala, ne verrebbe fuori un unico, desolante esito: calciomercato troppo lungo, talmente lungo che pure le produzioni delle telenovelas sudamericane si sono arrese.
Ci chiediamo seriamente allora: “Quanto serve davvero tutto questo? Non è che qualcuno ai piani alti, lo sta veramente facendo a pezzettini il pallone?”