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“Se so rotte e’ giarretelle”

Durante la scorsa estate, nella schizofrenia mediatica che ha accompagnato le trattative di calciomercato, molte sono state le voci di prime, piccole frizioni tra l’allenatore azzurro ed Aurelio De Laurentiis, con le conseguenti semplicistiche deduzioni del caso: “Sarà l’ultima stagione di Carlo Ancelotti a Napoli, il tecnico voleva James Rodriguez ma il Napoli non lo ha accontentato”.

A Napoli spesso si blaterano pensieri, nascono sussurri e si elargiscono premonizioni, spulciando la sfera di cristallo per estorcere scorci di futuro. Così si sprecano i “se so rotte e’ giarretelle” come si dice a queste latitudini, quasi che questo sia l’inevitabile approdo di qualsivoglia rapporto professionale tra un allenatore del Napoli e la proprietà del club partenopeo, rea, secondo una radicata e mai scalfita convinzione, di ammaliare fior di professionisti per portarli al San Paolo prima di svelare, in corso d’opera, la propria vera natura di “venditori di fumo”.

Gli indizi e le dichiarazioni, al contrario, raccontano di un Ancelotti molto dentro alle cose del Napoli, anzi così calato nella parte da mostrare i propri piani anche spingendosi oltre l’attuale stagione azzurra, addirittura rivelando propositi per quella che verrà.

“Rinnovo di Mertens? Dobbiamo sbrigarci prima che nasca il figlio”

Carlo Ancelotti a Napoli ci è venuto, pare, convinto e consapevole, soprattutto della reale potenzialità di un club come quello azzurro. Sapeva e sa benissimo che per fatturato, dimensione e strutture il Napoli non può competere con la Juve o con le grandissime d’Europa, ma ha scelto lo stesso il club partenopeo.

Carletto sembra profondamente e saldamente radicato nell’universo Napoli, o per meglio dire SSC Napoli, perché lo si evince dal suo modo di lavorare e di essere parte del progetto. La sua inequivocabile chiarezza di idee si traduce in un altrettanto chiaro registro comunicativo che ne è la riprova:

“Noi vogliamo tenere sia Mertens che Callejon, quindi abbiamo tutti la volontà che rimangano”.

Un allenatore che pensa in cuor suo di lasciare presto non si sbilancia sui propositi del club e non parla in prospettiva. Del resto avrebbe potuto esternare senza suscitare stupore alcuno che “sono cose che riguardano la società” o tergiversare con i canonici artifici dialettici, spesso adottati dai tecnici in sala stampa.

E invece parla con chiarezza di quello che “vogliamo fare” sigillando il sodalizio ed il suo rapporto con il club, lasciando intravedere senza veli un comune intento di proseguire (rispettando il triennio del contratto) e di programmare anche il prossimo anno, che dovrebbe essere il suo ultimo alla guida del Napoli, almeno sulla carta.

Carlo Ancelotti interviene a gamba tesa pure nella questione spogliatoio del San Paolo, si lascia riprendere dal sito ufficiale della società, presta il fianco, si espone e ci mette la faccia. Il tecnico ha autorevolezza tale da poterselo permettere, anche a costo di dover poi tornare sui propri passi, di fare retromarcia laddove sia doveroso farlo, proprio come nel caso specifico della querelle spogliatoi.

“Ho parlato col cuore, ero preoccupato. Devo dire che sono belli gli spogliatoi, negli ultimi giorni hanno fatto un grande lavoro”

E’ chiaro ed evidente, sic stantibus rebus, che le divagazioni sul tema e rivelazioni sul futuro di Carlo nel Napoli, altro non sono che pure farneticazioni, almeno al momento, i soliti tentativi di gettare nubi sul Napoli e sull’operato di un club che, a dispetto dei risultati conseguiti, continua a non riscuotere il gradimento di parte del tessuto connettivo della città.

Quella stessa frangia che spera, attraverso i Benitez, i Sarri e gli Ancelotti, di poter dire che aveva ragione e che, passateci la licenza lessicale, ormai è “carta conosciuta”.

Queste sono ore di silenzio. A seguito di una vittoria così esaltante ai danni dei campioni d’Europa la fazione distruttrice è cheta ma purtroppo ancora viva.

“Se so rotte e’ giarrettelle” è vero, ma non nel Napoli, forse più nelle teste dei professionisti del perenne lamento e dell’insoddisfazione cronica.

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Francesco Romano è laureato ed ha un master in comunicazione e marketing. Ama scrivere, lavora presso Mediaset.
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