Che bello ascoltare Dries Mertens nel post-gara.
Che bello imbattersi in un belga nelle cui vene scorre sangue azzurro.
Che bello vedere negli occhi di uno straniero l’attaccamento sincero ai colori azzurri.
La differenza vera tra le dichiarazioni post-gara di Dries e quelle rilasciate da Luciano Spalletti risiede tutta nella storia: Mertens comprende la delusione che giace in tutti i cuori dei tifosi del Napoli, Spalletti no.
Una delusione che anno dopo anno è diventata sempre più corposa, sempre più lacerante, sempre più dura da digerire.
Una delusione che è arrivata, paradossalmente, addirittura ad oscurare una prestigiosa e quasi matematica qualificazione in Champions.
Una delusione che per chi indossa la maglia azzurra da ben nove anni ha un sapore diverso, quello amaro, quello indigesto, gusto impercettibile a chi vive questa città da poco tempo.
Dries ha riassunto perfettamente: quella di quest’anno è la delusione più cocente perché quando non si è vinto nelle passate stagioni – compreso l’annata entusiasmante di Maurizio Sarri – il Napoli si è arreso ad avversari decisamente più forti e meritatamente incoronati poi campioni.
Quest’anno – invece – il trono era vacante, la schiacciasassi si era concessa una stagione di pausa e nessuna squadra, nemmeno le milanesi che adesso si contendono il titolo, ne hanno ereditato cattiveria, continuità e primato incontrastato.
Dries questo lo sa perchè ha, come noi, sulla pelle i segni, le scorie nel cuore, le reminiscenze nei ricordi.
Lui sa cosa significa non aver vinto quest’anno. Spalletti no.
Il tecnico toscano – inevitabilmente – ha uno storico ridotto nel cono visivo della memoria, va a ritroso nei ricordi e non va oltre il suo insediamento sulla panchina azzurra. Non può andare oltre, perché non c’era.
Inevitabilmente – nonostante la clamorosa occasione mancata – la sua visione non può che essere comunque positiva visto il quasi matematico raggiungimento dell’obiettivo stagionale richiesto dalla società.
Razionalmente anche la nostra visione dovrebbe essere positiva anzi, forse, deve.
Ma l’amarezza, almeno quella, lasciatecela.
Adesso fatichiamo davvero a svestire i panni dei masochisti che si fanno del male dinanzi ad una classifica che più la si guarda e più è dolorosa.
A voi club Napoli – invece – tocca guardarvi davvero negli occhi. In ritiro, a tavola, in albergo, a Castelvolturno, dove vi pare.
Purchè capiate una volta e per tutte perché il Napoli è grande, a tratti grandissimo, solo se dal paradiso si tiene a debita distanza.