Il Napoli, oggi, è tra le squadre più forti d’Europa.
Non ci andiamo piano, ci andiamo giù forte, fortissimo, non possiamo fare diversamente.
Negli occhi dei tifosi azzurri e di tutti gli addetti ai lavori c’è incredulità, entusiasmo, meraviglia, orgoglio, c’è la sublimazione di un desiderio.
C’è la legittimazione di un sogno.
Il calcio è un gioco strano ma forse anche semplice.
E’ chi lo racconta che deve stare attento a schivare la sua imprevedibilità, deve essere bravo a trattare l’assurda illeggibilità delle sue gesta.
In seno al Napoli, oggi, funziona tutto.
E’ una macchina perfetta.
Siamo dinanzi ad uno schema che da disordinato ha per magia messo tutte le caselle al posto giusto.
Caselle che si sono inserite negli spazi disponibili alla perfezione, combaciando ermeticamente negli alloggi ad esse destinati.
Il Napoli è assurdo per quanto bello. E’ da prendere a schiaffi per quanto sfrontato. E’ da rimprovero per quanto inconsapevole della propria follia.
E’ un Napoli che ha smentito tutti, ma proprio tutti. Dai più ostinatamente e ingiustificatamente polemici a quelli moderatamente attendisti come noi.
Il Napoli non è una squadra di calcio, è l’atto dissacratorio dei lettori saccenti e sistemici del gioco del calcio e di chi ne esalta le gesta.
Il Napoli è un totem che sconfessa la prassi, che annienta la storia recente.
Il Napoli è un silenziatore di teorie:
Dalla presunta incapacità di Meret al presunto e temuto ridimensionamento.
Dalle perplessità sul modulo 4-3-3 all’affidabilità di Mario Rui.
Dal Raspadori non reputato prima punta alla dipendenza assoluta da Osimhen.
Dall’eterna immaturità calcistica di Zielinski al quasi cestinato, denigrato ed offeso Lobotka.
Dal De Laurentiis pappone al Giuntoli incapace.
Ce ne sarebbero altre. Ma la mente adesso è affollata e confusa.
La sbornia di gol, di entusiasmo e di esaltazione non ha ancora smaltito del tutto i suoi effetti.
La lucidità è poca. Ma ci basta per una riflessione legittima:
il momento è magico. Il futuro incerto.
Il Napoli proverà con tutte le sue forze a mantenere a galla quello che non può che definirsi un sogno ad occhi aperti.
Ma un tarlo si è insinuato nelle nostre orecchie. Un tarlo fastidioso. Una paura. Anzi, tre.
Si chiamano Lobotka, Anguissa e Di Lorenzo.
Hanno giocato troppo. Rispettivamente 606, 682 e addirittura 720 minuti in campionato e 260, 270 e 264 minuti in Champions League.
Questi tre mostri, perché in questo momento questo sono, non possono giocarle tutte. E’ rischioso, mentalmente e fisicamente.
Chi è destinato a far tirare loro il fiato, definiti con una piccola bugia da Spalletti come co-titolari, devono assolutamente essere impiegati con un minutaggio maggiore.
Ndombele, Zanoli e Demme, si tengano pronti.