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Comunicazione

Giornalismo da retroscena

Tutto sta a capire cosa si intende quel “Ci fottono anche stavolta”.

Tutto sta a comprenderne il senso.

Il post pubblicato su Facebook da Paolo del Genio ha fatto scalpore, ha scosso e smosso anime nordiche, ha fatto sobbalzare dalla sedia chi vi era comodamente seduto mentre divulgava giornalismo fuorviante.

Le parole, anche o forse soprattutto quelle di Paolo, hanno un significato ben preciso, insito, lapalissiano, non bisogna attribuirgliene un altro.

I fatti, non le chiacchiere, le supposizioni, le invenzioni, ci dicono che si è messo in moto un meccanismo, agli occhi di tanti fortuito che, giorno dopo giorno, si impegna ad evidenziare gesta, sogni e speranze di chi insegue, anche faticosamente, la capolista del campionato di serie A: il Napoli.

La domanda è semplice semplice: questo Napoli, così straordinario, forse unico nella sua modesta e spesso mortificante esistenza, merita di essere scalzato dai palinsesti nazionali?

Le sue gesta, quasi illusionistiche, meritano di ricevere un calcio nel culo per fare spazio alle speranze (fino ad oggi esigue), degli inseguitori?

Non scherziamo.

Non vogliamo definirlo servilismo ma, giornalismo aversivo, si.

I media nazionali che si occupano, sulla carta, e purtroppo solo in teoria, di raccontare ciò che accade a livello nazionale, hanno il dovere deontologico di essere equi e dare spazio alle gesta che contano, a quelle più in vista, a quelle più meritevoli.

A prescindere da chi sia l’autore delle gesta stesse.

E non ci pare certa stampa, delegata a fare questo, lo stia facendo.

Non ci pare affatto che si sia equi nella distribuzione delle notizie.

A cosa volete che porti tutto ciò?

Quali pensate che siano gli effetti di taluni atteggiamenti?

Si chiama: esternazione implicita di potere.

Vale a dire trasmettere, inconsciamente, verso quale direzione deve soffiare il vento.

Vuol dire individuare, subdolamente, i lidi che contano, quelli in cui splende il sole più forte, quello capace di lasciare sull’epidermide di chicchessia una delicata ma ambiziosa velatura dorata.

Dunque, rendere monca l’informazione non pensate che equivalga a indirizzarla?

Non vuol dire soffiare verso una determinata direzione?

Non vuol dire condizionare opinione pubblica, fruitori, arbitri?

E allora perché tanto clamore? Perché tanto risentimento da parte di chi è impegnato in questa deprecabile pratica?

Perchè definire piagnone chi evidenzia queste storture?

Potremmo definirlo giornalismo da retroscena: finge di essere un raccontatore di verità e diventa espressione del potere che monopolizza attenzione, manipola, condiziona e determina.

Con queste premesse è davvero difficile estirpare dalla mente della gente l’idea che a dominare la scena siano il falso, la manipolazione, la verità contraffatta e asservita al potere.

Un potere percepito come oscuro e ingannevole, per questo oggi si sente più che mai il bisogno di trasparenza e di affermare il diritto alla verità.

C’è la necessità di informazioni corrette che vadano al di là degli slogan e della parola pubblicitaria che è piegata invece al profitto, alla volontà altrui, alle dinamiche malsane finalizzate al tornaconto.

Questa regola aurea è complesso mantenerla, ma non è impossibile.

E’ nelle dita, nella mente e, soprattutto, nella coscienza del giornalista.

Ed è per questo che sosteniamo Paolo, incarnazione perfetta di questi princìpi.

E’ per questo che ci accodiamo al suo grido di allarme.

Altrimenti ci fottono di nuovo.

#iostoconpaolodelgenio

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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