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Come si rinforza questo Napoli

Il Napoli di quest’anno è andato oltre la storia, almeno la sua personale. Centosei gol fatti, di cui 80 solo in campionato, venticinque vittorie in serie A, nove successi in trasferta, il minor numero di gol mai subiti in campionato, 32, in un girone unico a 20 squadre, sono dati incontrovertibili. Anche se non sono bastati ad avvicinare il Napoli quel tanto in più ad una Juve semplicemente spaziale, al fine di contenderle seriamente quel tricolore che ormai da un lustro è in possesso dei bianconeri, questi numeri fanno sorgere una domanda fondamentale: come si fa a rinforzare questa squadra?

E’ ovvio, in premessa, che i parametri di spesa del Napoli raggiungano il limite con gli stipendi dei vari Higuaìn, Hamsik e Reina, oltre agli inevitabili adeguamenti da riconoscere ad elementi imprescindibili, quali Callejon, Insigne e Koulibaly. E’ impossibile, quindi, immaginare in maglia azzurra l’anno prossimo gente come Kroos, Gotze, Isco o Fabregas, benché parliamo di giocatori potenzialmente cedibili dai rispettivi club.

Ecco allora che il mercato prende strade diverse, non certo all’insegna del ridimensionamento. Partiamo dal primo nome, ormai certo da qualche giorno, quel Lorenzo Tonelli che dopo una crescita costante ad Empoli, che è coincisa con la crescita della stessa compagine toscana, a 26 anni si trova all’apice della sua maturità sportiva. Oltre all’innata leadership, Tonelli possiede le tre caratteristiche fondamentali di un difensore moderno, vale a dire la capacità di marcare a zona, il lancio in profondità e una buona propensione al gol (sette marcature nei due campionati di A disputati). Particolare non trascurabile, Tonelli si è imposto ad Empoli grazie a Maurizio Sarri.

L’acquisto di Tonelli, che già per tempismo fa capire con quanto anticipo si sia mosso il Napoli per acquistare i suoi obiettivi, traccia un percorso molto preciso anche per capire che tipo di mercato condurranno gli uomini di De Laurentiis. Partiamo dagli esterni di difesa. Si fanno i nomi di Vrsaljko, Bruno Peres e dei giovani Vitturini e Zampano del Pescara (questi ultimi inseriti nel discorso riguardante Lapadula). Si tratta di giocatori polivalenti, in grado di giocare a destra e a sinistra, sulle fasce come al centro, in difesa o a centrocampo. In questo caso è evidente la mano di Sarri, perché se è vero che non è abitudine del tecnico fare nomi precisi, è altrettanto acclarata la sua capacità di lavorare sul potenziale tattico dei ragazzi a disposizione. Ne siano esempi i vari Mario Rui, Croce e Pucciarelli, oltre allo stesso Hysaj, tutti giocatori in grado di ricoprire almeno due posizioni in campo.

Passiamo al centrocampo e alla trequarti. C’è innanzitutto grande curiosità di vedere all’opera Alberto Grassi, pagato non poco a gennaio e a detta di molti destinatario di un luminoso futuro. A parte il giovane ex atalantino, i profili ricercati sono due, vale a dire un buon mediano e un trequartista. Su quest’ultimo la strategia è abbastanza chiara: affidarsi a giocatori giovani, forse inesperti, perché non c’è fretta di passare al 4-3-1-2, se non in determinate circostanze di gioco. L’intento pare essere quello di allestire una squadra camaleontica, in grado di adattarsi meglio alle caratteristiche degli avversari, ma senza l’affanno di doverlo fare per forza e in tempi strettissimi. Ciò, peraltro, richiederebbe uno sforzo economico forse sproporzionato rispetto alle reali intenzioni del mister, ragion per cui non ha senso pensare oggi, come un anno fa, ad uno come Saponara. Ecco perché si parla insistentemente di Klaassen, talento e capitano (a 23 anni) dell’Ajax, ma anche del suo coetaneo Gianluca Caprari, di proprietà del Pescara. Il trequartista è un ruolo delicato, per non parlare del fatto che con una batteria di esterni d’attacco composta dai vari Insigne, Mertens, Callejon ed El Kaddouri, è comprensibile che prima di abbandonare un sistema di gioco si testino le caratteristiche del giovane in questione.

Più semplice, con le dovute proporzioni, il discorso riguardante il mediano. Qui il Napoli sembra giocare su due tavoli distinti: investire su un giovane che abbia le potenzialità per esplodere in tempi brevi, oppure puntare su un talento di caratura internazionale. Nel primo caso gli occhi del Napoli (e purtroppo anche delle big d’Europa) sono fissi su Amadou Diawara del Bologna. Classe ’97, talento cristallino, tocca il pallone con una naturalezza spaventosa, Diawara è in grado indifferentemente di fare il centrale davanti alla difesa (garantendo anche più fisico rispetto a Jorginho), il mediano e la mezzala. De Laurentiis può sfruttare i buoni rapporti con la società emiliana, una pedina come Zuniga già in mano a Donadoni e talune contropartite gradite al tecnico rossoblu, come Valdifiori ed El Kaddouri. La seconda strada porta ad Hector Herrera, messicano in forza al Porto. Anche lui molto duttile tatticamente, Herrera offrirebbe sicuramente maggiori garanzie, soprattutto in ottica Champions. I costi dell’operazione, ovviamente, rispetto a Diawara lieviterebbero.

Infine l’attacco. Tutti gli indizi portano ad una cessione di Manolo Gabbiadini. Lo scarso utilizzo da parte di Sarri, il suo vederlo solo come prima punta alle spalle di Higuaìn (circostanza non troppo gradita al giovane attaccante), l’assenza nel giro di campo per festeggiare il secondo posto, fanno pensare che ci sia poco azzurro nel futuro del numero 23. Per la sua sostituzione si pensa seriamente a Gianluca Lapadula. Un altro che viene dalla polvere delle serie minori, un altro che ha fronteggiato problemi di natura superiore (la risoluzione del contratto a seguito del fallimento del Parma), uno che ha segnato quasi trenta gol in campionato dopo che in più di una circostanza (Pro Vercelli, Ivrea, Cesena e Frosinone) la casellina delle marcature non si è mossa dallo zero iniziale. Un ragazzo dal temperamento straordinario, tant’è che suo fratello Davide, anch’egli calciatore, lo ha soprannominato Sir William Wallace, in onore del comandante delle guerre d’indipendenza scozzesi, al quale diede il volto Mel Gibson nel film Braveheart. Tatticamente è una prima punta, ma può giocare anche con un altro centravanti al suo fianco, quindi nessuna occasione è migliore di questa per affidargli il compito di gregario di una leggenda come El Pipita Higuaìn.

Al di fuori di ciò, Giuntoli è chiamato a definire qualche operazione minore. Prima su tutte, bisognerà comporre il binomio di portieri che affiancheranno Pepe Reina. L’intenzione del direttore sportivo azzurro pare essere quella di pescare un giovane che da qui a un paio d’anni possa rappresentare una garanzia duratura tra i pali. I nomi in questo senso sono quelli di Sportiello e Gollini, oltre al ritorno di Sepe. Nondimeno, bisognerà valutare con attenzione le posizioni dei vari giovani già in prestito o da inserire quest’anno in qualche trattativa. Su tutti spiccano i nomi di Duvan Zapata (in prestito all’Udinese fino al 2017, ma che potrebbe rientrare nella trattativa per Vrsalijko), Maiello (Empoli), Roberto Insigne (Avellino), Dezi (Bari) e Luperto, che ha terminato la sua esperienza nella Primavera e che potrebbe rientrare nell’affare Lapadula. Non deve presentarsi in ritardo il Napoli, il treno della prossima stagione sta per partire.

About author

Paolo Esposito è laureato in Economia Aziendale. Per lavoro si occupa di tax auditing con particolare attenzione al transfer pricing, al financial accounting e alle business restructuring. Tuttavia crede che di calcio sia meglio parlare in napoletano.
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