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Partenopeismi

L’abuso etimologico

Desideravamo un mondo vero. Compreso quello del calcio.

Ci entusiasmavamo in prossimità della data che ufficializzava l’apertura del calciomercato, quel periodo in cui la propria squadra del cuore imbastisce trattative con coloro i quali avrebbero poi dovuto incarnare i nostri colori, la nostra fede, la nostra storia, la nostra terra.

Non abbiamo mai amato la confusione, eppure, le voci di mercato non ci hanno mai infastidito. Anzi, in totale controtendenza hanno stimolato la nostra fantasia, hanno eccitato la nostra immaginazione.

Amavano arrivasse alle nostre orecchie l’indiscrezione. Una parola elegante, raffinata, di bella presenza. Ma in fondo cos’è l’indiscrezione se non un inciucio aristocratico?

Ci faceva sognare. Il grande nome, il grande campione. Ci piaceva immaginarlo con la casacca del Napoli, proiettava l’intera squadra in una dimensione non reale, ma surreale e sovradimensionata, la immaginavamo lì, sul podio, con il tricolore tra le mani, anche se per pochi istanti. Era stupendo comunque.

Poi il nome da copertina sfumava, ingoiato da una serie di motivazioni che non hanno mai svelato la propria identità. Ma non c’era spazio per il dolore, l’aggrapparsi ad un’altra indiscrezione e dunque ad un altro sogno, ci faceva percepire soltanto una sottile e passeggera amarezza.

Ma perchè stiamo utilizzando questo tempo verbale?

Forse perchè il turbinio di fantomatiche notizie che ha sempre caratterizzato la fase del calciomercato non ci piace più? Forse perchè abbiamo sete di verità e di certezze, piuttosto che di spifferi che si vestono di verità a tempo determinato?

Siamo vittime di un auspicato iperrealismo o della fine di una inguaribile visione romantica?

Il tifoso diventa una figura perfettamente simmetrica: da un lato cova il desiderio di sognare, dall’altro la voglia di sapere. Insomma, ragione e sentimento si prendono a cazzotti peggio di come abbia mostrato la storia dell’arte nel corso della sua esistenza.

I giorni del calciomercato sono sempre frenetici, e chi li commenta corre il serissimo rischio di smentire se stesso.

L’abuso di una terminologia inadatta diventa spesso fuorviante e diffusore di illusione: “Manca solo l’ufficialità”, “Acquisto ad un passo”, “Trattativa spedita”,”Trovato l’accordo”, spesso diventano soltanto ciò che avverrà o che forse non accadrà mai.

Il calciomercato non è la bocca della verità. Non può esserlo. Il vero affare si fa nel silenzio, depistando tutti, media in primis. Ed il Napoli, in questo, è bravissimo.

Pur essendo inguaribili romantici, stavolta vogliamo usare la testa. Le orecchie sono stanche ed usurate, il sentimento di delusione per l’ascolto di una non notizia è più forte della voglia di lasciarsi andare al sogno irrealizzabile. Non c’è la volontà di abbandonarsi con fredda rassegnazione ad una spiacevole realtà, ma quella di credere nel sogno che può concretizzarsi.

Il grande nome, quello impossibile, monta come densa panna bianca: in un attimo. Ma poi diventa indigesta.

Adesso e’ sera. Ci abbandoniamo al sonno. Cavalcando un sogno che è già realtà: dire quando è. Non quando si dice.

 

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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