Fisionomicamente non sono affatto simili. Ma, in fondo, se bisogna cambiare, meglio farlo radicalmente.
Lui è Maurizio Sarri, l’altro, Oronzo Canà. Ebbene si, da indiscrezioni che ci giungono da fonti attendibili sembra che il più serio candidato a sostituire il tecnico toscano sulla panchina del Napoli sia proprio Oronzo Canà.
La sconfitta del Napoli su campo della Roma per 1-0, seppur scaturita di seguito ad una prestazione di tutto rispetto, ha avuto conseguenze drastiche per Maurizio Sarri. Nulla, fino alla vigilia di questa gara, lasciava presagire scenari simili. Il risultato della gara, che ha portato la Roma a soli due punti dal Napoli, sono stati fatali, nonostante lo stesso Presidente De Laurentiis, di solito istintivo e vulcanico, sia riuscito a mantenere la calma nell’amaro post-gara.
A smuovere le acque e far ribollire le maree ci ha pensato una parte della tifoseria, piccola ma rumorosa: un discreto numero di esternazioni negative hanno percorso i canali sei Social Network. Critiche dispensate un pò a tutti, ma soprattutto a Sarri, colpevole di tutta una serie di nefandezze tattiche e gestionali. Il rumore è stato così tanto da annientare l’immagine di tecnico straordinario conquistata nel primo anno di permanenza a Napoli, e spingere Aurelio De Laurentiis all’esonero.
Adesso, a sole tre giornate dalla fine del campionato, con la posizione Champions ancora da difendere, non possiamo che augurare un grande in bocca al lupo al nuovo tecnico azzurro.
Qualcuno, nonostante il cambio in panchina, si è però chiesto il perchè la scelta sia ricaduta proprio su Oronzo Canà.
La risposta è abbastanza scontata: una squadra come il Napoli, reduce da un campionato strepitoso, a pochissimi punti dalla conquista di una posizione in classifica valida per la qualificazione per partecipare al campionato più prestigioso d’Europa, seppur reduce da una sconfitta cocente ed immeritata, andrebbe sostenuta, incoraggiata ed incitata. L’amarezza diffusasi tra i supporters azzurri nel post-gara di Roma-Napoli è fisiologica, normale, inevitabile, ma andrebbe vissuta con maturità, prendendo esempio da una cultura sportiva ancora troppo lontana dalle nostre meningi.
Sarà la posizione geografica, ma a Torino qualcosina della nuova e più produttiva mentalità già ne sanno: una Juventus 12°sima non scomodò nessuno. Il silenzio ed il rispetto per un momento negativo ha prodotto ben 24 vittorie su 25 gare. Una impresa forse irripetibile.
L’ambiente Napoli è importante come il Napoli. L’ambiente Napoli conta come il Napoli. Questo vorremmo capisse il popolo azzurro.
La positività, la propositività, il rispetto per una caduta, aiutano a rialzarsi. Fare il contrario, rimanere legati ad isterismi immediati ed irrefrenabili e voglie “bellicose” e distruttive, ci può far correre un solo grande rischio: far fare al Napoli la fine della Longobarda. Con Aristoteles in panchina.