fbpx
Partenopeismi

Napoli, nove decenni di storia tra trionfi e delusioni (1^ parte)

Archiviati non senza polemiche i festeggiamenti per i 90 anni di attività, la quasi centenaria storia azzurra ha vissuto a cavallo tra i vari decenni, stagioni esaltanti ed altre fallimentari: ripercorriamo quanto avvenuto sin dalle origini…

Stagione 1925-1926: il Football Club Napoli di patron Ascarelli e mister Carcano vinse la fase regionale grazie anche al forfait del più titolato Savoia, ma nella finale di Lega Sud per l’accesso alla fase nazionale, l’Alba Roma si impone per 6-1 all’andata e pareggia al ritorno (con annessa invasione di campo dei tifosi partenopei) ed estromette gli azzurri dalle finali nazionali.

La stagione successiva, il 1 agosto nasce l’ A. C. Napoli che sul terreno amico del campo militare dell’Arenaccia si classifica al 10° posto con l’austriaco Kreutzer in panchina, sostituito dal connazionale Skasa nel finale di stagione. In campo si segnala il bomber Ghisi ed un giovane Attila Sallustro, astro nascente del calcio all’ombra del Vesuvio.

Dieci anni dopo il calcio ha ormai fatto definitivamente presa sul popolo napoletano che segue con passione la squadra cittadina: nella stagione 1935-1936, gli azzurri festeggiano il primo decennio di storia con un ottavo posto in campionato ed i quarti di Coppa Italia per mano del Milan, con l’ungherese Csapkay in panchina e Vincenzo Savarese come presidente. sallustro

Allo stadio “Partenopeo” (situato nella zona della Stazione Centrale al Rione Luzzatti) napoli-rione-luzzati-campo-sportivo-giorgio-ascarellicostruito dal patron di origine ebraiche Ascarelli e finora unico impianto di proprietà della società, si mette in evidenza il bomber Busoni, mentre brilla già la stella di Giovanni Venditto, protagonista l’anno successivo chiusa nuovamente con l’eliminazione ai quarti di finale di Coppa Italia ad opera della Roma ma con la soddisfazione dello scalpo juventino agli ottavi.

Il ventennio di storia azzurra fa il pari con la fine di un altro ventennio ahinoi ben più noto e cruento per le sorti della storia italiana: alla fine delle ostilità belliche, il Napoli stagione 1945-1946 si ripresenta ai nastri di partenza con un nuovo allenatore, l’italo-uruguaiano Raffaele Sansone ed una nuova casa, quello stadio Collana, collananato appena un anno prima del club azzurro e tutt’oggi fondamentale per l’attività sportiva cittadina, nonostante le recenti polemiche sulla gestione ed i danni strutturali all’interno.

Agonisticamente la stagione si chiude con la qualificazione alla fase finale ed un 5° posto conclusivo in Divisione Nazionale. La stagione 1946-1947 vede per la prima volta in campo dirigenziale Attila Sallustro, che da direttore sportivo coglie un buon 8° posto con Sansone in panchina, capitan Sentimenti II in porta, Di Costanzo in mediana e Busani a guidare l’attacco; negli anni dominati dal Grande Torino, gli azzurri in quella stagione seppero ben figurare pareggiando in casa e arrendendosi di misura al Filadelfia. jeppson

I 30 anni di storia vanno in archivio con un anonimo 14° posto in campionato, nella stagione che vede in panchina prima Monzeglio, poi l’ex bomber Amedeo Amadei nel ruolo di allenatore-giocatore in quello che sarà ricordato come il campionato del passaggio di testimone tra “O’Banc’e Napule” Hasse Jeppson e Luis Vinicio, al debutto in Serie A con 14 reti all’attivo nella squadra capitanata dal Petisso Bruno Pesaola. luis-vinicio

L’anno successivo sembrano esserci buoni auspici con gli azzurri imbattuti nelle prime 8 giornate e con un clamoroso 5-3 al Milan di Buffon e Schiaffino, ma un anonimo 11° posto pose fine al 31° campionato di storia azzurra.

About author

Gianluigi Noviello è laureato in Comunicazione ed è specializzato in Management Olimpico presso la Scuola dello Sport di Coni Servizi. Giornalista pubblicista dal 2007.
Related posts
Calciomercato

Itakura si, Itakura no, Itakura forse

Club

E' delusione

Editoriale

Nessun divieto

Editoriale

Roba da incoscienti