Si è conclusa la sessione estiva del calciomercato 2016, con il Napoli che si ritrova con una rosa estremamente rivoluzionata rispetto alla passata stagione. La pioggia di milioni provenienti dalla cessione di Gonzalo Higuain è stata utilizzata per rimodellare la rosa azzurra, rivoltata come un calzino e ridisegnata sulla base del diktat di Sarri, con innesti funzionali e di prospettiva assoluta.
Il club azzurro, innervato dalla pesante iniezione di denaro cash dal pagamento della clausola del 9 franco-argentino, aveva due strade: o acquistare un centravanti di grido, dal curriculum pluridecorato e dal rendimento quasi sicuro oppure reinvestire quella somma per potenziare la rosa in più reparti, annullando lacune annose e rendendola più omogenea ed affine alle esigenze del tecnico. Insomma, o riversare tutto il cash su un uomo solo, oppure distribuire la somma a disposizione su più reparti.
Lo staff tecnico, con a capo Cristiano Giuntoli, ha optato per la seconda via e, aggiungiamo noi, ha fatto bene, pur assumendosi dei rischi che nel calcio vanno saputi prendere. Il Napoli ha lasciato andare i vari Gabriel, Regini, De Guzman, Valdifiori, Chalobah, David Lopez, poco congeniali al tema tattico del suo allenatore, sostituendoli con elementi giovani e potenzialmente inclini al tipo di gioco che Sarri ha in testa.
L’ultima volta che Aurelio De Laurentiis ha potuto disporre di una cifra importante da destinare alle compravendite, nel primo anno di Benitez dopo la cessione di Cavani, andò un po’ diversamente. Il tecnico spagnolo si ritrovò con una rosa dettata più dalle contingenze che da vere e proprie scelte.
Arrivarono Reina, Albiol, Callejon, Mertens e Higuain, ma rimasero in pianta stabile a Napoli calciatori come Inler, Dzemaili, Behrami, Armero, Fernandez, Zuniga che non riscontravano certo il pieno gradimento dell’allenatore. Il Napoli si ritrovò ad essere una creatura spuria, un incrocio imperfetto tra l’eredità mazzarriana e la nuova stagione spagnola, col tecnico che fu costretto a fare di necessità virtù, nel tentativo di equilibrare e far coesistere le due “anime” della rosa.
Questo mercato, invece, ha portato a Napoli calciatori geneticamente adatti alla tipologia di gioco sarriana, dopo i primi innesti dell’ estate scorsa. Sono arrivati Tonelli e Maksimovic, centrali importanti e giovani, oltre che inclini al tema tattico; a centrocampo è arrivata gente che sa giocare al calcio, dai piedi educati e precisi, così come conviene ad una mediana che dovrà saper palleggiare, mantenere il possesso ed al tempo stesso trovare rapide verticalizzazioni.
Rog, Zielinski e Diawara, sessantadue anni in tre, rappresentano il futuro del Napoli, oltre che tre forti alternative alla mediana titolare. Il Napoli li ha strappati a quasi tutti i club italiani del suo livello, va ricordato anche questo. La loro intercambiabilità con i titolari potrà rappresentare un valore aggiunto per Sarri, non più costretto a cambi raffazzonati e poco funzionali alla sua idea di gioco.
Al posto di Higuain non è arrivato un bomber dal curriculum roboante, ma un giovanissimo centravanti concupito da almeno 6 top club europei: Arek Milik dall’Ajax. Non un nome già affermato, ma un potenziale crack, da affiancare a Manolo Gabbiadini, che rappresenta pur sempre un patrimonio anche in termini economici, nonché al momento unico nazionale italiano di questo Napoli.
E’ arrivato anche Giaccherini, l’eroe degli azzurri agli Europei, autentico jolly consegnato nelle mani del tecnico toscano e prima vera alternativa al sempiterno Callejon, che potrà finalmente trovare ristoro e riposo per le sue fatiche straordinarie.
La scelta è stata quella di ricostruire e rimodellare dalle fondamenta la struttura della rosa, opzione condivisibile o meno, ma che ha una sua ratio dominante e che conserva una logica di prospettiva evidente.
Nel calcio chi non si prende dei rischi non ottiene i grandi successi, solo il tempo dirà se il Napoli con la sua linea verde avrà scelto bene o male. Quel che resta evidente è che si tratta di un Napoli all’insegna del talento e della gioventù, di quella dal pedigree certificato, però. Non più i Russotto, i Dumitru, i Fideleff o i Radosevic, ma i Milik, Diawara, Rog e Zielinski.
La nuova era azzurra è iniziata. Si riparte dal manico sicuro di Sarri e da un nugolo di talento e qualità ancora inespresso, materia amorfa ed ancora in potenza cui dare sostanza e forma nel tempo.
Sarà proprio questa la via maestra? Ai posteri l’ardua sentenza.