Un tempo il timore era quello di perdere con la Juventus per la consapevolezza di andare incontro a una serie di sfottò dolorosi quanto una puntura infetta. Adesso, invece, a far paura sono le ombre di noi stessi. Minuto 78° di Besiktas-Napoli, un cross di Quaresma finisce sul braccio destro di Maksimovic, è calcio di rigore. E’ lo stesso giocatore portoghese a calciare e trasformare il penalty che porta in vantaggio i turchi.
Il Napoli, dopo l’ennesima buona prestazione, è sotto. La strada di Champions, che a colpi di bel gioco era divenuta incredibilmente agevole dopo i primi due turni del prestigioso torneo, diventa irta come le pendici del monte Sinai. La visione paradisiaca impressa sulle retine azzurre oscura lo spettro cromatico e piomba inesorabilmente in quella dimensione scura e tenebrosa tipica del rischio eliminazione. Ma, a vedere nero, non sono gli occhi dei calciatori del Napoli. Subita la rete, le gambe ricominciamo a muoversi e a far correre il corpo, la mente non smarrisce la lucidità, la convinzione nei propri mezzi non si disperde nei meandri di uno stadio dalle linee sinuose ed avanguardistiche. Il Napoli riprende immediatamente la sua marcia, macina gioco fin da subito e interrompe il suo moto perpetuo solamente lì, vicino a quel palo laddove giacerà al minuto 80° il fendente delizioso sferrato dal magico interno sinistro di Marek Hamsik. Lo slovacco “salva” il Napoli e torna a far sorridere la sua gente.
Ma questa gente, o parte di essa, perchè mai deve seppur temporaneamente smettere di sorridere? Perchè mai alle prime difficoltà deve abbattersi e sprofondare in quell’intollerabile ed incomprensibile vortice distruttivo e devastatorio che offusca ed ignora il momento storico brillante degli azzurri?
La raffica di critiche e disquisizioni tecnico-tacttiche-gestionali che si abbattono sul Napoli al primo passo falso rappresenta quanto di più inaccettabile esista nel mondo della Napoli calcistica extra campo. Non è possibile infierire al primo passaggio sbagliato, non è possibile imprecare al primo gol subito, non è ammissibile smobilitare tutto al primo errore di qualsivoglia natura, e soprattutto non è concepibile “dimenticare” che il Napoli è in pianta stabile nel gotha del calcio europeo ormai da anni.
La fonte critica non può e non deve dimenticare che, all’interno dello scenario nobile ed affascinante della Champions League, in giro per l’Europa che conta, all’interno di stadi talmente belli da farci ripugnare le realtà strutturali da cui proveniamo, c’è il Napoli di Aurelio De Laurentiis, lo stesso Presidente perennemente, quotidianamente e incredibilmente contestato. Un paradosso dal sapore ineluttabile, una stravaganza tutta napoletana.
Napoli deve imparare ad essere equilibrata, Napoli deve comprendere che ogni macchia di negatività vive (e per fortuna muore) all’interno di un’esistenza soave e dignitosa come quasi mai nella sua storia. Napoli deve aiutare il Napoli. Un tempo, quando i risultati sportivi erano davvero mediocri, quello sventolar di bandiere azzurre, quel calore incondizionato proveniente dalle scialbe tribune dello stadio San Paolo, incarnavano il famoso dodicesimo uomo in campo, quello che supportava soprattutto nei momenti di difficoltà. Adesso, la compagine azzurra meritevole di elogi e applausi, gioca spesso con un uomo in meno.