Tra poco più di 24 ore le strade di Fabio Quagliarella e del Napoli torneranno ad incrociarsi. Ancora una volta da avversari.
Dopo che è stata resa nota la vicenda dello stalker, dall’opinione pubblica ai media si è sollevato un coro unanime per richiedere il ritorno del calciatore a Napoli. Per ricomporre un amore traumaticamente reciso. Quasi a risarcire Quagliarella di questi anni schizofrenici e incompleti. Anche se il tempo, quello perduto, non si restituisce.
Noi però mettiamo da parte l’aspetto romantico della questione. Questo è un passaggio delicato della Storia del Napoli, forse addirittura cruciale. Essere almeno competitivi per il vertice, significa risurre al minimo gli errori. Per quanto crudele possa sembrare, il Napoli non può permettersi un acquisto inutile, per accontentare la piazza.
La storia quasi shakespeariana di Quagliarella non è un motivo sufficiente per riportarlo in azzurro.
A noi di Fabio in se’ e e per se’, non interessa. Proprio perchè, in quanto anche tifosi, in cima ai nostri desiderata c’è il bene del Napoli.
Il punto è che il ritorno della punta doriana potrebbe avere una grossa utilità intrinseca. La condicio sine qua non è che sia disponibile a fare la terza scelta come punta centrale e, di conseguenza, portare Pavoletti lontano dal Vesuvio.
Quagliarella potrebbe essere importante nello spogliatoio, data la sua esperienza a livello internazionale ed alcune competizioni giocate ad alti livelli. Ha disputato un Mondiale, un Europeo e ha vinto tre scudetti, tra le altre cose. In ambito europeo, ha collezionato 35 presenze nelle competizioni continentali. Il tutto, unito al suo dramma sportivo, compone il quadro di un atleta che forse più di ogni altro è abituato a convivere con le pressioni. E con tutte le aspettative attorno al Napoli del prossimo anno, la pressione sarà un elemento costante, con relative e feroci critiche che non mancheranno nei momenti negativi.
Inoltre, siamo certi che, con un minutaggio scarso e l’inferno da cui è appena risalito, Quagliarella godrebbe di una vera e propria immunità agli occhi dei tifosi. Motivo per cui sarebbe l’uomo ideale per fare da parafulmine nei momenti delicati, quello che va davanti ai microfoni e difende squadra, tecnico e società quando impazza la tempesta.
Tuttavia, se la nostra tesi si riducesse a questo, staremmo parlando di uno alla Maggio. Un giocatore che, probabilmente, in campo non ha più nulla da dare (col massimo rispetto dovuto all’esterno veneto) al livello a cui si è attestato il Napoli. Pensiamo che Quagliarella possa avere un perchè anche e forse soprattutto dal punto di vista tecnico-tattico. L’età è chiaramente quella che è. Ma caratteristiche e piedi rimangono quelli. Undici reti quest’anno (come Muriel e Shick) contornati da quattro assist. Per 36 presenze. Fisicamente, il giocatore è ancora sul pezzo. Tecnicamente, sarebbe una prima punta molto più vicina a Mertens di quanto non lo sia Pavoletti. Non avrebbe difficoltà a dialogare coi giocatori tecnici del Napoli e la sua duttilità metterebbe a disposizione di Sarri dei jolly da giocare a partita in corso. La mossa della disperazione, in caso di risultato da inseguire, o anche -perchè no?- un’alternativa per far rifiatare ogni tanto quel robot di Josè Maria. Il ruolo di ala è stato già ricoperto da Quagliarella. Sicuramente meno copertura rispetto allo spagnolo, ma utile in situazioni dove è necessario un tasso offensivo maggiore. Con le debite proporzioni, un po’ come il cambio Zielinski-Allan quando le cose si mettono male.
Eppoi… Mister Fabio ha sempre la giocata. Quella estemporanea che ti toglie le castagne del fuoco. Quando la perfetta catena di montaggio sarrita ogni tanto s’inceppa. Il colpo da biliardo che imbuca l’otto nero quando è coperto da dieci palline avversarie.