Siamo primi in classifica e ne siamo felici. Se la buona sorte non ci abbandonerà per rimanere lassù non avremmo bisogno di nessuno al di fuori di chi ha già dato il suo prezioso contributo.
E che Dio ce la mandi buona.
Perché in caso contrario ci vorrà un nanosecondo per far rimbalzare il pensiero allo scellerato mese che ci siamo appena lasciati alle spalle.
Un solo obiettivo e pure dichiarato. Anche da chi di solito non si occupa di mercato. Maurizio Sarri ha per una volta lasciato a casa il politichese (che tra l’altro utilizza molto poco spesso) ed ha ammesso:
“Verdi? Giocatore dalla tecnica straordinaria”
“Politano? Mi piace”.
Dichiarazioni velate ma esplicite, dettate dalla convinzione che il Napoli non andasse incontro ad eccessive difficoltà per portare a casa uno dei due o, perché no, entrambi.
L’epilogo, invece, è di quelli che non t’aspetti.
Come è possibile dedicare venti giorni di mercato ad un Simone Verdi che si è concesso il lusso di lasciar attendere gli azzurri per giorni preziosi prima di rispondere picche?
La seconda scelta è diventata un obbligo a soli dieci giorni dalla chiusura del mercato: Politano il piano B.
Il Sassuolo frena e non tentenna, voci di un inserimento juventino destabilizzano moralisti e anti-juventini.
I giorni passano e nella casella dedicata ai nuovi acquisti continua ad esserci scritto il nome del signor nessuno. Si colora invece quella delle uscite: Maksimovic e Giaccherini si scollano dalle rispettive panchine e tornano a sentire l’odore dell’erba.
L’ultimo giorno di mercato è addirittura tragi-comico.
Immaginare Giuntoli che si agita freneticamente e corre ansioso contro il tempo per assicurare a Sarri l’unica pedina richiesta è una scena che fa ridere e piangere al tempo stesso.
Nell’ultima ora a disposizione il Napoli prova l’ultimo affondo e si offre di pagare il cartellino di Politano quasi quanto quello di Chiesa (il vero sogno proibito degli azzurri). Scenario quasi paragonabile a chi mette in gioco la propria casa pur di vincere almeno una mano del banco lotto.
Ma per fortuna il Sassuolo rifiuta e il Napoli conserva un tetto sotto cui proteggersi.
Il sipario si chiude. Tristemente. Il Napoli è una delusione sulla bocca di tutti. Ma al peggio non c’è mai limite:
l’incapacità di operare sul mercato italiano non riesce a rimanere ancorato ai limiti territoriali nazionali: voci strane giungono nel nord Europa laddove, al di là dei luoghi comuni, i sentimenti contano eccome: precarie condizioni di salute di un nonno sono capaci di buttare all’aria un contratto milionario e uno straordinario scenario lavorativo.
Peggio di così non poteva finire.
Cinque mesi straordinari sul terreno di gioco, un mese disastroso dietro la scrivania. Il Napoli riparte da qui, dalle sue macerie a anche dalle sue sopite speranze:
chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato, ha dato, ha dato, scurdammòce ò ppassato, simme è Napule paisà!…