Parliamoci chiaro, a me questa sorta di indignazione popolare per il video dei ragazzetti della Juve ha fatto parecchio sorridere.
Ma parecchio proprio.
Così come la sorpresa per la mancata punizione. Come se ce ne fosse una appropriata in questi casi, laddove l’unica efficace potrebbe essere un calcio nel culo di un papà. Papà che però, nella quasi totalità dei casi, sono parte integrante di un meccanismo che determina tutto ciò di cui stiamo parlando.
Chi è rimasto sorpreso evidentemente non ha frequentato Scuole Calcio e settori giovanili.
Non ha mai avuto modo di percepirne quel disperato inseguire un qualcosa di praticamente irraggiungibile figlio di un meccanismo innescato da chi promette un futuro immaginario non facendo altro che avvelenare il presente di quelli che sono semplici bambini.
Mi capito’ anni fa di assistere ad una partita tra squadre flegree, un derby. Ero lì per passione e per lavoro perché la partita successiva l’avrebbe giocata la squadra che allenavo. Basto’ un qualcosa di non propriamente inusuale nel calcio, un gol, per proiettarmi in una sorta di bolgia Sud Americana.
Reti divelte, invasione di campo e caccia all’uomo .
Eta’ dei protagonisti, undici anni. È un esempio.
Potrei farne mille. Il tutto mi ricordo’ sinistramene un finale tragicomico di un Valencia-Inter. Stesse dinamiche, stessa follia. Champions League come una partita di un qualsiasi campionato regionale.
Perché in fondo gli esempi sono quelli.
Calciatori professionisti che sputano che provocano che imbrogliano, continuamente e impunemente. Che cantano cori come quello ascoltato nel video in questione, che abbiamo zero dubbi sia stato colonna sonora dei festeggiamenti del settimo scudetto dei più grandi.
D’altronde il giovane Pisapia da Salerno frequenterà uno stadio in cui si auspicano disastri naturali tesi all’estinzione del prossimo una decina di volte a partita, e il più delle volte non se ne proferisce parola o si archivia il tutto come goliardia o cattivo gusto. Iniziamo a sanzionare equamente Buffon per quanto accaduto durante e dopo Madrid o, se vogliamo, i tanti Insigne di turno che quando colti da reminiscenze incontrollabili zittiscono il pubblico o lasciano il campo insultando il proprio allenatore e ignorando il compagno che subentra.
Dopo, eventualmente, potremmo affrontare l’argomento Pisapia che altro non è che lo specchio di quanto osserviamo ogni maledetta domenica.