Siamo delusi. Dalle parole di Ancelotti, innanzitutto. Poi, per come è finita l’avventura europea.
Sovente, le parole gettate dagli allenatori in pasto al pubblico sono strumentali, lontano dalla verità, finalizzate alla salvaguardia del gruppo, ci sta. Ma devono essere in qualche modo credibili, devono avere in qualche misura un contatto con la realtà. Le dichiarazioni di Ancelotti di ieri sera, invece, sono patetiche e paritetiche ad un dipinto di Kandinskij: astrattismo purissimo.
Al netto degli episodi, il doppio confronto con l’Arsenal ci ha consegnato una sentenza diametralmente opposta alla visione onirica ancelottiana: il Napoli è stato nettamente inferiore agli inglesi. Non si è vista traccia di una trama di gioco meritevole di questa dicitura, centottanta minuti giocati sotto ritmo senza avere mai la capacità di accelerare. Abbiamo visto una squadra intimorita, a tratti tramortita, una squadra slegata, incapace di essere coesa, tatticamente e negli intenti. Abbiamo visto calciatori messi nella condizione di non avere tempo e modo di ragionare, pressati e stressati fino all’inverosimile, ingabbiati nei loro stessi limiti. Abbiamo visto una squadra che non è stata mai capace di esserlo.
Ancelotti ha dichiarato di aver visto due gare equilibrate al di là dei tremendi venti minuti iniziali di Londra. Falso. E’ spudoratamente falso.
Vero è che non bisogna buttar via tutto, vero è che bisogna riprogrammare e ripartire, ma è altrettanto vero che qualcosa non è andato come doveva, è chiaro che più di qualcosa non ha funzionato.
La stagione volge al termine e il Napoli ancora una volta non ha vinto. Stavolta, però, non ha nemmeno divertito.
Vi lanciamo una provocazione: se Ancelotti andasse via adesso sareste pervasi dallo stesso senso di angoscia che si è impossessato di tutti noi quando a dirci addio è stato Sarri?
Per quelle che sono le potenzialità del Napoli noi sappiamo che la stagione resta positiva. La società riprogrammi pure, ma, stavolta, faccia molta attenzione a quello che promette.