Le poche ore trascorse dallo scialbo pareggio di Torino non hanno diradato lo sconforto della piazza napoletana. Il 2 Novembre sembra essere arrivato in anticipo quest’anno. Se vinci sei alto, ricco e biondo e se perdi sei un poco di buono: è la dura legge del calcio che riguarda tifosi e una parte dei giornalisti.
Criticare e fare un’analisi lucida non è facile poiché sono tantissimi i motivi che possono spiegare un pauroso calo in corso dal 22 settembre ad oggi. Eh già, in quel dì, dopo il roboante 4-1 di Lecce, nella settimana della straordinaria vittoria contro il Liverpool, il Napoli di Ancelotti era lanciato verso un radioso futuro. Goal a raffica, occasioni da rete, squadra matura ed intercambiabile, difesa impermeabile: ebbene sì, erano questi i giudizi che questa squadra meritava e riceveva.
Dopo un avvio shock in campionato contro Fiorentina e Juve, con una caterva di reti subite, la cloche era stata correttamente ripresa in mano. In 14 giorni lo scenario è clamorosamennte cambiato. Cinque punti in quattro gare contro squadre abbordabili come Cagliari, Brescia, Genk e Torino. Involuzione totale.
Adesso, in molti sui social e non solo, chiedono addirittura la testa del tecnico che viene dipinto come bollito o superato nelle migliori delle ipotesi. Lurido porco, vecchio, rincoglionito nelle altre.
In attesa di risposte più probanti tra qualche mese e, non sottacendo le responsabilità che l’allenatore ha in questo calo vertiginoso di gioco e risultati, aggiungiamo alla valutazione complessiva una considerazione che, forse, spiega molte cose: per vincere o almeno provare a farlo non basta dichiararlo ai quattro venti nel corso del ritiro trentino, non basta fare una campagna acquisti buona spendendo oltre 100 milioni, non basta evitare di mettere sul mercato i pezzi da 90, così come non basta avere sulla panchina il pluridecorato Ancelotti. Occorre avere giocatori abituati a sostenere il peso quotidiano del dover vincere.
Nella squadra attuale, se guardiamo il palmares di ciascun giocatore, ci accorgiamo che si contano sulle dita di una mano quelli che hanno vinto qualcosa nella loro carriera. La mentalità vincente si costruisce con gradualità, non basta comprare solo un allenatore vincente.
Le ultime quattro partite deludenti ma che, a sprazzi, hanno visto la squadra creare abbastanza occasioni (Toro a parte) subendone pochissime, confermando il buon trend di inviolabilità difensiva, indurrebbero un ambiente sano a non invocare cataclismi al comando e cambi della guardia. Invece no, se possibile, l’ambiente fa ancora peggio, rimpiangendo il tecnico ed il gioco precedenti, screditando oltremodo quelli attuali con un dilagante pessimismo.
E’ il momento delle critiche, delle analisi profonde, forse è anche il momento delle verità, a partire dalle irritanti dichiarazioni post-gara di Carlo Ancelotti.
Disfattismo no. Ma alla risoluzione dei problemi si arriva partendo dalla consapevolezza degli stessi, non dalla negazione di essi.