Lo sforzo è immenso. Complicato. Sudato. Ma necessario. Ci costa tantissima fatica analizzare il momento che vive il Napoli con freddezza e lucidità, difficili da scorgere nel fango che ha sommerso gli uomini di Ancelotti.
Ma è uno sforzo che va compiuto se si vuol analizzare nella giusta maniera.
Da anni sosteniamo che il Napoli viva un’epoca d’oro e lungo questi lunghissimi ed emozionanti mesi una domanda ci si è posta davanti agli occhi ciclicamente: cosa succederà se questa eccezionalità dovesse finire o, quantomeno, interrompersi?
Abbiamo sempre pensato che quello (il secondo posto indisturbato), fosse la risultanza di vari e per certi versi casuali fattori:
ASSENZA DI COMPETITIVITA’
L’ossessione per la Juventus è stato l’unico fattore, il fattore. Il resto non è mai esistito. Le milanesi in crisi nera, la Roma vittima delle sue diatribe interne, la Lazio unica realtà solida ma dai contenuti tecnici non adeguati alla competizione di vertice. Il Napoli è stato avvantaggiato dal calo epocale delle avversarie, ha cavalcato il momento, ha sfruttato l’appannamento tecnico e gestionale dei competitor.
COMUNICAZIONE A PARTE, SCELTE AZZECCATE
La società di Aurelio De Laurentiis, dunque, ha cavalcato l’onda positiva. Ma non solo. E’ stata anche brava a programmare, a crescere lentamente, ad essere costante nei risultati. Chi si può permettere di criticare un club che, anno dopo anno, aumenta, seppur lentamente, il suo fatturato? E’ contestabile una società che valorizza di continuo calciatori e allenatori, che si qualifica puntualmente in Champions League e tiene in vita la sua pianificazione aziendale? Risposta banale per chi è onesto intellettualmente: nessuno.
Fatto sta che, ora, siamo nella bufera. Vedere il Napoli lì, settimo, con Cagliari e Atalanta davanti, fa male, tanto male. Ma è giusto logorarsi per questo dolore?
Se riusciamo a compiere lo sforzo di cui sopra, no, non è giusto.
Proviamo a considerare il Napoli per quello che è: un ottimo club, capace di competere per le prime posizioni se le annate prendono pieghe positive, ma anche capace di incappare in momenti bui, stagioni negative, finanche anonime. E’ una squadra capace di qualificarsi in Champions ma anche di intoppare in stagioni così negative da vedere anche la qualificazione in Europa League come un miraggio.
E, il fatto che negli ultimi anni il trend sia stato solo positivo e in crescendo, non vuol dire che dinanzi a noi non possano esistere momenti negativi o, addirittura, annate buie.
Questa cruda realtà, non cancellerebbe, comunque, il sogno scudetto, posto sempre lì, su di un piedistallo lontano da noi ma non tanto da essere palesemente irraggiungibile.
Detto tutto ciò, non possiamo che far convergere tutte le nostre insoddisfazioni di addetti ai lavori o, se preferite, di tifosi, verso una sola enorme nota stonata: la comunicazione della S.S.C.Napoli, il vero tallone di achille di una gestione complessivamente ottima.
Dai vertici societari, soprattutto nell’ultima estate pre-campionato, abbiamo sentito solamente proclami, così spinti da sembrare promulgazioni.
Quando avete sentito il Presidente De Laurentiis paventare l’eventualità di fallire una stagione? E, soprattutto, quando l’avete sentito dichiarare che, per quelle che sono le potenzialità del club che gestisce, sarebbe anche potuto essere uno scenario rientrante nella normalità?
L’ambizione non è mai una cosa positiva se non abbinata all’umiltà e al realismo.