Se si giudicasse solo in base al curriculum, non dovremmo dar credito a Gattuso e una risata dovrebbe seppellire le dichiarazioni che ha rilasciato da quando è divenuto allenatore del Napoli, raccogliendo l’incandescente testimone lasciatogli da Ancelotti.
Ma non ridiamo, anzi. Le parole di Ringhio sono pesanti, macigni che gravano tantissimo sulla valutazione già totalmente negativa che avevamo dato all’esperienza ancelottiana. Ma andiamo con ordine ed evidenziamo i due passaggi chiave della conferenza stampa post Lazio-Napoli.
LA SQUADRA PENSANTE. Gattuso demolisce il calcio liquido del suo predecessore. In poche parole mette in evidenza quello che anche noi abbiamo sempre sostenuto:
In questo momento non siamo una squadra pensante, per tanti anni il Napoli è stato pensante. Gli errori arrivano anche perché pensiamo a tante cose, a lavorare di reparto, ad accorciare, a lavorare sulle catene, i giocatori venivano da un calcio diverso, per tanti mesi hanno giocato un calcio diverso. Due anni fa si pensava, si saliva, si stava nei 25 metri, ora dobbiamo tornare a pensare, è questo il problema grave.
La squadra gioca senza pensare. Si è involuta durante l’ultimo anno e mezzo. Tutto quanto aveva costruito Sarri nel suo triennio, è andato perduto nei labirinti tecnico-tattici di Carletto. Di quei meccanismi perfetti, che tutto il mondo ci invidiava, ne abbiamo giovato fino alla passata stagione, quando per meriti indiretti abbiamo raccolto un secondo posto che già evidenziava una crisi di identità rivelatasi poi definitiva durante lo scorso autunno. L’opera di Gattuso diventa quindi ancora più ardua: non c’è un ritiro di tre settimane durante il quale reinnestare un tipo diverso di gioco. Bisogna farlo in corsa attivando due meccanismi: risvegliando parte degli schemi e della mentalità del periodo sarriano e adattando il sistema ai nuovi interpreti. Finora Gattuso ha raccolto solo tre punti in quattro partite, ma se analizziamo il percorso fin qui fatto e la graduale crescita in termini di gioco, possiamo ritenerci cautamente ottimisti per i prossimi mesi della stagione. E soprattutto, considerando l’aridità del lavoro consegnatagli dal suo predecessore, riteniamo che il tecnico vada sostenuto in quest’opera di ricostruzione tattica, psicologica e…
LA CONDIZIONE FISICA PRECARIA. E non bastasse il problema tattico, Ringhio ha più volte evidenziato una deficienza anche dal punto di vista delle preparazione atletica. Quello stanco Napoli ancelottiano che arrivava sempre in ritardo sulle seconde palle, che faticava a tenere il campo, perdeva spesso il ritmo della partita, si assentava sovente per lunghi momenti della gara, quello stanco Napoli era quindi frutto di una preparazione fisica inadeguata. Una squadra molle sulle gambe e lenta di pensiero. Un mix di elementi negativi che ha determinato lo sfacelo stagionale.
CONTRATTO A BREVE TERMINE. L’opera di Gattuso è molto difficile e i risultati negativi fin qui raccolti aumentano la pendenza della salita. Ora ci aspettano altri due tornanti (Fiorentina e Juventus), di mezzo la Coppa Italia, competizione che diventa quanto mai cruciale per la valutazione della stagione azzurra. Questo percorso il tecnico lo farà ben sapendo che dovrà costruire un qualcosa che poi potrebbe essere raccolto e gestito da qualcun altro al termine del campionato. O magari no. Magari Ringhio riuscirà in quest’ardimentosa impresa, investendo sul gioco invertirà questa rotta e riuscirà a ricostruire sulle macerie ancelottiane una squadra con una identità, dando dignità ad una stagione difficile e sfortunata. A quel punto la sua riconferma sarebbe giusta e meritata.