Tante reti e tanti interrogativi. Questo è ciò che la partita contro i doriani ha offerto ai tifosi azzurri la sera scorsa.
Il Napoli si è dimostrato coerentemente discontinuo durante le varie fasi della sfida, sciorinando una prestazione colossale nei primi trenta minuti per poi calare vistosamente nel secondo tempo e concedere una temporanea rimonta alla Samp, poco dopo il settantesimo.
È qui che prendono forma i dubbi atavici di questa stagione: il vero Napoli è la compagine che ha dominato nel primo tempo, o l’ingenua armata che ha concesso ai doriani più di un’occasione per pungere? Soprattutto, quanto la gestione precedente può aver influito su questo bipolarismo a breve termine? È ancora difficile trovare delle risposte, così come è semplice individuare alcune certezze da questi novanta minuti.
La prima è il timbro di Quagliarella: puntuale, perfetto esteticamente e implacabile come siamo ormai abituati a subirne da circa un decennio a questa parte.
La seconda, molto meno apprezzabile, è quella parte becera di tifoseria che ormai da anni punta su cori da medioevo perché forse ha perso il conto delle reti incassate.
La terza è che in questi momenti di buio c’è bisogno di un uomo “da fuori” che arrivi a risolverla. Quell’uomo, ieri, è stato Diego Demme: estraneo al polverone tecnico-societario che ha coinvolto i senatori del gruppo e le conseguenti prestazioni, l’ex Lipsia si fa trovare al posto giusto per insaccare la terza rete utile al vantaggio partenopeo, poi legittimata dal sigillo di Mertens allo scadere.
Come un altro Diego. Quel Diego, che fino a ieri era anche l’ultimo a segnare con la maglia azzurra con quel nome dietro le spalle. Ruoli diversi, quasi antitetici: fantasista contro metodista, come opposti paiono essere i loro destini: se la marcatura del Pibe sancì una sua malinconica uscita dalle scene, quella dell’italo-tedesco, si spera, potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo ciclo.
La strada è ancora incerta, ma le basi da cui ripartire si sono già intraviste: solidità, tenacia e cuore. Con buona pace per chi c’è stato e ha fretta di lasciare un posto libero; se quel posto è riservato ai Demme, l’auspicio è che il futuro mostri la sua esultanza rabbiosa.