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Van Basten, non rispettare il calcio è una porcheria

Caro Marco Van Basten,

ti ricordo che l’8 aprile 1990, Il nostro Napoli di Maradona e Careca si stava giocando lo scudetto contro il Milan degli olandesi. Di quella squadra eri la stella indiscussa, fulgido esempio di centravanti elegante e cinico. Era la trentesima giornata di campionato, ne mancavano quattro alla fine. La classifica diceva: Milan 44, Napoli 43.

In quella giornata eravate impegnati a Bologna contro i rossoblù di Maifredi. Noi andavamo a Bergamo. Entrambe le partite erano state tirate e nervose, lo 0-0 non si schiodava in nessuno dei due campi.

Al “Dall’Ara”, con Lucio Dalla in tribuna, la vostra difesa combinava un pasticcio, protagonisti Filippo Galli e il portiere Andrea Pazzagli. Mancavano pochi minuti al 90’. La palla calciata da Marronaro sembrava entrata in porta. Anzi, era entrata di quasi un metro. La Var e la Goal Line Technology erano ancora sogni proibiti e l’arbitro, Tullio Lanese da Messina, non convalidava clamorosamente la rete.

Il guardalinee era Marcello Nicchi, si, proprio colui che oggi è presidente dell’ Associazione Nazionale Arbitri.

A Bergamo – invece –  il risultato era il medesimo. Al 75’ piovevano oggetti dagli spalti, il centrocampista Alemao venne colpito in testa da una monetina, sembrava una 100 lire (dal peso di 8 grammi). Salvatore Carmando, massaggiatore di lungo corso , si precipitava in campo per soccorrere il giocatore brasiliano.

Le telecamere inquadravano la scena e intercettavano l’audio, inequivocabile, rivolto ad Alemao. “Buttati, buttati a terra”. In quegli anni, per casi del genere, lo 0-2 a tavolino era scontato. Va altresì aggiunto che la regola era molto opinabile, infatti, fu cambiata di lì a poco.

In ogni caso dura lex sed lex. Il pastrocchio giuridico esisteva. Il centrocampista napoletano uscì dal campo e venne sostituito da Zola. La partita fini’ 0-0, il Napoli fece ricorso e lo vinse.

I due punti della vittoria finirono a noi e ci consentirono di agguantarvi in classifica.

Lo scudetto diventò azzurro tre settimane dopo, complice la vostra sconfitta a Verona per 2-1. Lì perdeste totalmente la testa e fu inevitabile la vostra capitolazione al cospetto di un grande Napoli.

L’epilogo di quel campionato non fu deciso dal sistema Italia che avrebbe voluto due squadre in Europa, come hai detto tu Marco.

Immaginiamo che il punto focale della tua tesi è l’ipotetica ingiustizia ricevuta. Secondo te il Napoli a Bergamo avrebbe meritato di ottenere quando espresso dal campo e cioè un solo punto. Bene.

Ma, a meno che il tuo Milan non lo si voglia paragonare ad un’altra squadra dei giorni d’oggi per la quale, sovente, sembrano reggere regole personalizzate, il gol non concesso a Marronaro con la palla entrata almeno di mezzo metro come la vogliamo definire se non ingiustizia?

Dunque facendo due semplici conti, il Napoli avrebbe comunque agguantato il tuo Milan al primo posto a 44 punti.

E’ triste assai constatare che a distanza di tanti anni si debba essere costretti a spiegare ad un campione (sul campo) come te che il calcio non è porcheria ma, semplicemente, il gioco più bello del mondo.

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