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Il Napoli non gioca a calcio

Abbiamo titolato così perché il gioco del calcio dovrebbe essere un gioco, appunto. Un divertimento. E il Napoli, quando gioca, non si diverte affatto. A meno che le gare che disputa non si mettano in discesa. E pure in maniera lapalissiana.

Si chiama paura quella che prova il Napoli. Si chiama terrore quello con cui gli azzurri scendono in campo.

Il Napoli non gioca a calcio perché le tensioni prendono il posto della gioia, perché le smorfie di preoccupazione si sostituiscono a quelle divertite.

Stasera il Napoli fino al minuto 82° non ha azzeccato due passaggi di fila. Eppure su quel terreno verde c’era tanta ma tanta qualità.

Una qualità che si è vista da quando Politano ha raddoppiato. E’ apparso evidentissimo che le tensioni si siano sciolte e per incanto si è visto nuovamente un Napoli capace di andare in porta con tre passaggi.

Con la paura addosso si è vista una squadra operaia che ha saputo non prenderle ma che ha prodotto zero. Se con i denti si è difeso un vantaggio striminzito il merito è di un ragazzino di ventuno anni che, almeno a noi, non sorprende affatto.

Ma la colpa non è assolutamente tutta di Gattuso. Un Gattuso che nel dopo-partita almeno per schiettezza merita dieci e lode.

Ci ha tenuto a dire che è deluso dall’ambiente che lo critica aspramente tutti i santi giorni, ha accusato senza veli parte di stampa ma non ha nemmeno salvato dalle critiche la società che lo paga.

Le motivazioni non le ha esplicitate ma non ci vuole nessun mago per comprenderle.

Vogliamo dargli torto?

I risultati ottenuti dal mix Società-squadra-ambiente – almeno quelli – sono evidenti: Gennaro Gattuso a Napoli non sta più bene. E’ stressato da critiche feroci ed eccessive, non si sente affatto tutelato da una società che è arrivata a smentire pubblicamente interessamenti per altri allenatori solo dopo che è successo il quarantotto e, di conseguenza, abbiamo dei ragazzi su cui ricade la pesantissima responsabilità di dosare la quantità di veleno che cade sulla testa del proprio allenatore in base al tipo di prestazione che sciorina.

Vi sembrano le condizioni ideali per far bene? A noi no. Per niente.

A volte bisogna anche saper fare autocritica e dunque ci chiediamo:

Questo ambiente mette la propria squadra nelle condizioni di essere tranquilla o si lascia andare ad eccessi endemici?

Una cosa è certa: è stato brutto cogliere nelle parole di Gennaro Gattuso il patimento. Induce ad una profonda riflessione tutti noi constatare che ad una persona (ma di riflesso ad un gruppo intero) non si trasmette serenità fino al punto da fargli desiderare di cambiare aria perché, salvo miracolose sorprese, vedrete, è questo che succederà.

Questo, ovviamente, non erge Gennaro Gattuso a tecnico perfetto. Colpe ne avrà e pure tante ma una critica onesta, oltre ad evidenziare pecche e criticità altrui, deve essere anche capace di fermarsi un attimo e riflettere, eventualmente, sulle proprie.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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