Sbalorditi? Delusi? Certamente.
E’ inevitabile provare questi sentimenti dopo una sconfitta simile.
Ma la sconfitta e l’addio definitivo ai sogni di gloria non ci deve sorprendere più di tanto.
Non ci deve far commettere l’errore di non apprezzare una posizione di classifica che – nonostante tutto – resta di grande prestigio.
Il problema è di fondo.
Tutto dipende da chi ci crediamo di essere.
Noi ci sentiamo “napoletani”, con la peggiore accezione possibile: ci sentiamo i migliori, i più grandi, i più furbi, i più intelligenti, i più scaltri, quelli che devono vincere perché lo hanno fatto troppo poco spesso nel corso della storia.
E ci si aspetta lo si faccia a tutti i costi.
Anche tralasciando anche aspetti fondamentali che andrebbero invece considerati.
Che investimenti ha fatto il Napoli?
Quale è il monte ingaggio dei calciatori azzurri?
Quali sono gli obiettivi stagionali del club?
Le risposte a queste legittime domande non interessano a nessuno.
Il Napoli è il Napoli. Amma vencere.
Con queste premesse è inevitabile fallire, perché si chiede implicitamente o esplicitamente alla squadra di fare più di quanto è nelle sue possibilità.
Questa è un’ottima squadra da tempo, costruita bene, competitiva sempre, al netto dei suoi limiti, sia tecnici che caratteriali. Tutti gli anni – almeno gli ultimi – hanno sempre visto gli azzurri lottare per le prime posizioni. Questo è un dato oggettivo e non lo si può contestare.
Ma da qui a pretendere la vittoria ce ne passa.
Il Napoli, quest’anno, non ha fatto niente di più e niente di meno rispetto agli ultimi anni. Si è trovato lì e ci ha fatto sognare perché sono gli altri, quelli che avevano l’obiettivo di vincere, che sono venuti meno.
Siamo noi che la dobbiamo smettere di chiedere a questa squadra ciò per cui non è stata programmata.
Siamo noi che la dobbiamo smettere di caricare l’ambiente di aspettative che solo le circostanze hanno creato.
Siamo noi che non dobbiamo dimenticare la dimensione di questa squadra e dobbiamo accettare l’oscillante, ma normale, andamento dei risultati sportivi che produce.
Napoli è quasi qualificata in Champions ma è piombata nello sconforto e nella rabbia.
A pochi chilometri dal capoluogo – invece – Salerno rischia seriamente di retrocedere ma sogna e si entusiasma.
Si può accettare questo ossimoro emotivo? E’ sicuramente indigesto. Come il sorriso con cui Spalletti si è presentato in conferenza stampa.