Spalletti in conferenza stampa, oggi, ci ha ricordato che il Napoli poteva anche cominciare male la stagione e poi venir fuori alla distanza.
Ed ha aggiunto una cosa ancor più importante: che non sarebbero cambiati i suoi giudizi nei confronti di questa squadra.
Queste parole crediamo siano lo spot perfetto per far capire a tutti che le valutazioni umorali, legate ai momenti, non solo sono parziali ma rischiano di essere inique, controproducenti e fuorvianti.
Ed in effetti è proprio così.
Adesso la piazza è tutta esaltata, sognante, galvanizzata.
Cosa accadrebbe se, malauguratamente, il Napoli dovesse sgonfiarsi nel corso del campionato e dimostrare di aver bisogno di tempo per consacrare talenti ancora così giovani?
Previsione difficile? Niente affatto.
Accadrebbe il patatrac.
Accadrebbe che il Re attuale del mercato tornerebbe ad essere colui che solo a Carpi può lavorare;
accadrebbe che Kwaradona si trasformerà in Kvarachavez;
accadrebbe che Spalletti, da stratega e grande gestore del calcio liquido, si trasformerà in colui che di calcio non capisce niente.
Viceversa, se il Napoli avesse cominciato male per poi finire in crescendo, avrebbe dovuto sopportare, nell’attuale fase, l’assordante eco delle bocciature estive per poi esplodere, incoerentemente, in scene di visibilio assoluto a fine campionato.
Incoerenza totale. Rasente il ridicolo.
Il Napoli prima di operare sul mercato ha studiato. Si è seduto al tavolino. Ha ragionato. Programmato.
Ha individuato calciatori di talento, li ha parametrati alle proprie possibilità e li ha acquistati.
Su di loro ha investito. A lungo termine. Ripetiamo, a lungo termine.
Il che vuol dire che la partenza sprint che ci ha donato questa squadra è sorprendente, inattesa, è paragonabile al regalo di Natale cui ha fatto riferimento lo stesso tecnico prima di scendere in campo a Glasgow.
Ma vuol dire anche che questo momento d’oro è venuto fuori in maniera così estasiante quasi per caso, tradendo i pronostici della normale parabola di crescita di una idea.
Spalletti un calo lo teme. Ma non teme di fare valutazioni diverse del proprio organico qualora dovesse realmente accadere.
Oppure, magari, il calo non avverrà mai.
Magari questi giovani talentuosi, sbarazzini e, forse, anche un po’ incoscienti, bruceranno tutte le tappe e ci faranno vedere il paradiso prima di passare ad altra vita.
Dubbi. Quesiti. Sogni.
Una cosa – però – è certa: se vogliamo aiutarli ad essere folli e vincenti, dobbiamo giustificarli e sostenerli. Qualsiasi cosa ci dicano i prossimi risultati.