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Terzino d’autore

Quando un ragazzo di appena 18 anni si aggrega ad una squadra come il Napoli e si mette a disposizione di un mister come Luciano Spalletti, beh, le emozioni sono forti.

Lo sono innanzitutto per il ragazzo.

Ma anche per la famiglia, per chi gli sta vicino e per chi gli vuole bene.

Matteo Marchisano lo conosciamo approfonditamente.

E’ il Di Lorenzo dei giovani partenopei.

Non gridate allo scandalo, non ce n’è bisogno.

Non c’entrano le qualità tecniche. Non c’entra il curriculum. Non c’entra l’abisso che al momento li divide.

Abbiamo pensato al difensore toscano semplicemente perché Matteo, come lui, mangia quotidianamente pane e abnegazione.

Il primavera, in azzurro dal 2014, si sta trasformando piano piano in un calciatore importante principalmente grazie alla sua infinita caparbietà e alla sua inesauribile voglia di arrivare.

Classe 2004, ruolo terzino destro.

L’acerbo Matteo tira calci ad un pallone con la passione che coinvolge e spesso travolge molti adolescenti.

Ma si lascia solo coinvolgere, profondamente, intimamente. Senza farsi travolgere mai.

Continua a studiare in maniera diligente e, ovviamente, a giocare a calcio.

I sacrifici, fin dagli anni teneri dell’adolescenza, sono tantissimi.

Quelli suoi, ma anche quelli di una famiglia perbene e attenta che si sacrifica con lui pur di donargli tutti gli strumenti finalizzati ad una formazione completa che non ne mortificasse i sogni.

Tempra forte, carattere cazzuto. Fin da piccolo.

Un piccolo ometto che difficilmente si scomponeva. Un allievo diligente ma scaltro, dedito, con la freddezza dei grandi, ai suoi compiti e alla sua passione.

Le qualità che emergevano maggiormente erano la gestione delle emozioni e una sfrontatezza celata da una somatica bizantina.

Matteo aveva carattere da vendere. Era il classico leader freddo e silenzioso, intelligente e determinato.

Quello che con la calma olimpica dei greci affidava alla forza della mente l’ottenimento delle conquiste.

Tutte qualità che ha trasferito al terreno verde, tutte le volte che ha calcato i campi di allenamento, tutte le volte che ha sudato per vedersi migliorato il giorno seguente.

Gli anni che lo hanno portato alla maggiore età sono stati itinerario di un sogno.

Un sogno che è appena sbocciato ma che già brilla di entusiasmo e fierezza.

Matteo parla poco, il suo interlocutore è il campo.

Le sgroppate sull’out di destra sono il suo pane quotidiano.

Classico terzino moderno, ossimoro concreto: strutturato ma capace di una progressione importante, spinge e accompagna spessissimo l’azione offensiva grazie ad una falcata rapida ed ampia.

186 centimetri di bontà prestati ad una intelligenza tattica già matura.

Matteo adesso è in Turchia, felice, fiero, voglioso di avere addosso gli occhi di tutti coloro che hanno sensibilità calcistica.

Ma ha anche i piedi per terra.

Gli stessi che lo hanno fatto crescere smisuratamente negli ultimi anni.

Gli stessi che gli faranno mantenere inalterata la dose di umiltà che lo ha sempre contraddistinto.

Gli stessi che, nonostante un traguardo ambizioso come quello di una convocazione in prima squadra, continueranno a farglielo percepire ancora non raggiunto.

Anche quando ci sarà riuscito.

About author

Guido Gaglione è docente di arte e immagine, operatore di ripresa e giornalista pubblicista dal 2015.
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