Che vogliamo dire a questa Cremonese?
Coraggiosa, organizzata, seppur tecnicamente mediocre.
E che vogliamo dire a questo Napoli?
Il tabellino cementa un primato storico. E questo basta.
Basta perché il pronostico viene rispettato. Basta perché un altro tassello è stato messo al proprio posto.
Basta perché agli occhi delle inseguitrici gli azzurri sono sempre più imprendibili.
La gara non è semplice. Sembra una frase fatta, di quelle che prima della gara devono rispettare un rito dialettico.
Ma è molto più che una frase. Al Maradona scende in campo una Cremonese spigliata e sfrontata, al cospetto di un Napoli tonico ma distratto e talvolta impreciso.
E’ fuori taratura un atteggiamento talvolta sufficiente: negli appoggi, nei disimpegni, nelle conclusioni.
Kvara viene definito da chi ne commenta le gesta “fuori partita”, il georgiano deve aver ascoltato e, punto nell’orgoglio, conclude una delle sue serpentine con un velenoso destro che arrostisce Carnesecchi.
La gara si incanala ma la Cremonese non molla. Sernicola spesso mette in difficoltà Mario Rui, Meitè cerca di spegnere la fonte del gioco azzurro. La pochezza offensiva, purtroppo per loro, non trasforma l’impegno in risultati.
La tranquillità inonda il Maradona quando Osimhen la tocca piano piano per il 2-0.
Il 3-0 di Elmas è solo un premio alla sua stagione straordinaria.
“Straordinaria” come l’interpretazione data sul mancato rigore su Kvaratskhelia e sul mancato doppio cartellino a Vasquez.
Ma per le proteste avremo tempo.
Per il momento, tutti a casa. In attesa della gara dell’Inter a Genova, ci godiamo un più sedici che sembra un dipinto surrealista: “Il grande masturbatore”.